Durante la pseudo intervista Nakata chiede: “Vorresti tornare alla Roma?”. E Totti non si sottrae alla voce della sincerità: “Certo, se mi offrissero un incarico da direttore tecnico direi di sì. Noi siamo gente di campo”.
Non vuole uno stipendio da manager per fare l’ambasciatore, ruolo che può interpretare anche senza rapporti con la casa madre, vuole essere davvero un manager Totti non ha mai smesso di essere calciatore nella testa e soltanto in mezzo ai suoi simili si percepisce felice. Il direttore tecnico, figura che nella Roma dei Friedkin non esiste, avrebbe il ruolo di supervisione sullo staff tecnico e la facoltà di suggerire i nomi di allenatori e giocatori. Ma sarebbe anche un collante tra spogliatoio e dirigenza. E potrebbe offrire un sostegno mediatico non banale a Mourinho, nelle battaglie politiche che il club ritiene di dover affrontare.
Da tempo Totti aspetta una chiamata dai proprietari, dopo aver più volte incontrato Tiago Pinto nella veste di “procuratore” di alcuni giovani calciatori, a cominciare da Riccardo Pagano che ormai è stabilmente inserito nella rosa della prima squadra. Ma i Friedkin in questo momento non intendono riportarlo alla Roma, nonostante il gradimento di Mourinho. C’è stato un periodo, subito dopo la finale di Conference a Tirana, in cui le parti sono state molto vicine. Là è stato il presidente Dan, alla luce di una serie di valutazioni, a cambiare idea. In futuro si vedrà. Totti nel frattempo non esclude neanche un ritomo nel club Italia: i maligni anzi sussurrano che la pace ormai suggellata con Spalletti preluda al grande ingresso.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida