Si è sciolto nell’attimo del 3-0, alzando le braccia al cielo due o tre volte, a testa bassa, sfogando la tensione tra sé e sé, in una reazione di inviolabile intimità, lontano dalle telecamere. Si era sgolato a lungo, Luciano Spalletti, perché i giocatori non sempre si infilavano negli spazi giusti o facevano le scelte corrette. Ma quando Nainggolan ha messo il pallone in porta, certificando la vittoria della Roma, non c’erano proprio più motivi per soffrire. La squadra aveva ripreso a divertire e divertirsi, come ai tempi belli, trattenendo un’alta percentuale di solidità e contemporaneamente sprigionando spettacolo, nell’Olimpico che alla Roma regala solo sorrisi in campionato da 15 esibizioni consecutive (record assoluto del club). Chi ha preferito la prima serata di Sanremo a Roma-Fiorentina, forse, si è perso qualcosa. «Abbiamo tolto ogni dubbio – osserva Spalletti – la Roma è presente. La partita di Genova aveva fatto credere che qualcosa non funzionasse, invece non era così. Il nostro atteggiamento dopo i primi 25 minuti è stato perfetto. Siamo stati bravi ad accettare i duelli e a vincerli con lucidità, aggredendo alto come era giusto fare. Siamo stati superiori anche fisicamente. Riassumendo, abbiamo vinto da squadra tosta perciò devo fare i complimenti ai giocatori. L’esultanza sul terzo gol? Mi sono liberato un po’ dopo i patimenti precedenti…».
LA RINCORSA – Era un test decisivo non solo per il recupero del secondo posto ma anche per restare agganciati al primo: «Sia noi che il Napoli stiamo facendo un grande campionato, solo che la Juve lo sta facendo grandissimo. Questione anche di mentalità, che noi stiamo costruendo. Noi dobbiamo insistere, essere pronti in caso di occasione propizia. Nello sport può succedere, come si è visto nel Superbowl in America. La Roma ha l’obbligo di provare fino in fondo a lottare per lo scudetto. Sta cominciando un periodo di 40 giorni in cui verranno giocate 12 partite: non possiamo avere rimpianti se gli altri abbassano il ritmo».
RINNOVI – E’ orgoglioso di Dzeko («Ormai salgono tutti sul carro, inutile sprecare aggettivi»), del pupillo Emerson («L’avete visto come ha giocato? Per me è lui l’uomo-partita») ma anche di Daniele De Rossi, che è in scadenza di contratto e si avvia a firmare il rinnovo: «Penso che alla fine si faccia. Non ne ho parlato alla società. Ma ci sono dei contratti che il club deve discutere e lo farà nei tempi giusti. Ci sono anche Manolas, Strootman… De Rossi incarna lo spirito romanista nella sua totalità e può sempre essere utile a un allenatore per esperienza e maturità». E Totti? «Se vuole continuare, è giusto che scelga lui… Non dipende dalle mie scelte. Certo, se continua ripartirà la manfrina: Spalletti non lo fa giocare…».
IL FUTURO – Del suo, di contratto, Spalletti non parla più: «Pensiamo ai rinnovi dei calciatori». Ma sul futuro tecnico si era espresso il ds Massara prima della partita: «Siamo nelle condizioni di poter aspettare fino a giugno per definire i programmi. Tutti noi, Spalletti incluso, siamo concentrati sull’attualità, sulla ricerca di vittorie e trofei. Questo è l’obiettivo». Il resto, cioè i casi singoli, viene dopo: «E’ giusto così» concorda Spalletti prima di lasciare lo stadio. La Roma è adesso.