Quando ha visto il secondo cartellino rosso, quello mostrato a Romelu Lukaku, si è girato verso la sua panchina aprendo le braccia, con un sorriso amaro. Quasi come a dire me lo aspettavo, lo sapevo. Così José Mourinho a fine partita mastica amaro, forse più pensando alla sfida di domenica prossima a Bologna (dove sarà privo del belga e probabilmente di Dybala, fastidio al flessore sinistro) che non al finale della partita di ieri sera. Anche se poi l’arbitraggio di Rapuano non gli è piaciuto, è evidente, tanto che dopo il fischio finale ha deciso di andar subito via, senza rilasciare alcun tipo di dichiarazione.
Stavolta, quindi, non è stata neanche una questione di scelte di lingua, portoghese o italiano, come successo domenica scorsa a Reggio Emilia. Stavolta Mourinho ha deciso diversamente, optando per il silenzio, forse per non incorrere in altre polemiche che potrebbero mettere a rischio la scelta di Chiné, il Procuratore Federale, proprio sui fatti di Sassuolo-Roma.
Mou in settimana potrebbe essere deferito, a meno che non ci sia un patteggiamento. Ma, è ovvio, entrare in un altro tunnel, in un altro filone arbitrale, può condizionare anche la decisione di Chiné. E allora stavolta meglio stare zitti, anche per evitare guai maggiori. Anche se gli atteggiamenti del portoghese in campo sono stati eloquenti e dimostrano come la conduzione arbitrale di Rapuano non gli sia piaciuta affatto. A iniziare da quel no indicato con il dito della mano dopo l’espulsione di Zalewski, per finire proprio alle braccia larghe e a quel sorriso quando ha visto il rosso a Lukaku.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese