La legge del western dice che se l’uomo con la pistola incontra l’uomo con il fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto. La legge del calcio dice che se la squadra che cammina incontra la squadra che corre, la squadra che cammina è una squadra morta. È così che l’allievo Thiago Motta porta il Bologna nel paradiso del quarto posto solitario ed è bello che sia successo ricordando Sinisa Mihajlovic. Se il campionato finisse oggi, il Bologna sarebbe in Champions. Le assenze contemporanee di Lukaku e Dybala sono alibi reali, ma questo non basta a spiegare la differenza atletica e di motivazione che si è vista in campo.
Motta ha preparato la partita sull’aggressione sistematica della zona di campo dove la Roma aveva schierato Spinazzola, Ndicka e Cristante. Ogni azione pericolosa, naturalmente compresi i due gol, è arrivata da lì. Da parte giallorossa non è arrivata nessuna reazione al problema. Mourinho si è anche inventato il cambio di Renato Sanches all’intervallo, per poi toglierlo al 19′ della ripresa, chiedendogli scusa per la figuraccia. È stato però il simbolo di una gara preparata male da Mou e benissimo da Thiago Motta, che è già uno stratega.
Padrone dei mind games, invece, resta sempre Mourinho. A fine gara ha passato la patata bollente del rinnovo nelle mani dei Friedkin: “La proprietà è sovrana: può decidere di parlare di contratto con me oppure no. In ogni caso accetterò la decisione. Però voglio dire per la prima volta con chiarezza che io voglio restare alla Roma. Se succederà, la mia partenza a fine stagione non sarà una mia scelta. Resterei con qualunque progetto, anche uno fondato sui giovani. Il nostro obiettivo massimale è il quarto posto, ma per arrivarci dobbiamo stare tutti bene. E invece non è così. Questa è la realtà, ma io non scappo”.
Mourinho ha fatto la sua dichiarazione d’amore ma non aspetterà a lungo la risposta. Un’ipotesi? Febbraio al massimo. Bisogna vedere, però, quali sono i tempi dei Friedkin. Andare o non andare in Champions League, per i bilanci giallorossi, è decisivo.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri