La giocata più bella del derby di Coppa Italia l’ha fatta Edoardo Bove. Sostituito nel finale, il centrocampista è stato colpito sulla nuca da una bottiglia lanciata dalla tribuna Tevere mentre stava girando attorno al campo per tornare in panchina. Bove ha reagito in modo pacato: pur scosso, dolorante e giustamente arrabbiato, non ha provato a sfruttare furbescamente la situazione esagerando le conseguenze del lancio e ha quasi ignorato il settore nel quale era posizionato il delinquente (tale è) che l’aveva colpito.
Segnale di grande maturità, confermata dalle dichiarazioni in cui ha solo auspicato l’intervento delle autorità. Abbiamo tanto bisogno di ragazzi come Edoardo, che in un momento di grande nervosismo e frustrazione (la Roma stava perdendo, lui non era stato tra i peggiori, eppure Mourinho l’aveva appena sostituito) ha saputo mantenere la calma e seguire quei principi e quei valori con i quali è stato evidentemente educato.
Speriamo che il buon esempio di Bove raggiunga gli spogliatoi dei settori giovanili, contribuendo a ripulire i centri sportivi (tutti: quelli dei grandi club e quelli delle piccole società cittadine) da atteggiamenti sbagliati. E ci auguriamo che gli stadi smettano di essere una zona franca, dove si possono fare cose che fuori da lì costerebbero denunce e provvedimenti seri. Altro che Daspo.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – G.B. Olivero