Cinque esterni per due ruoli, cinque delusioni continue. Consideriamo El Shaarawy nel discorso, perché Mourinho lo utilizza solo a tratti come uomo di fascia. Il grande problema di produttività comincia da lì. Lo ha sottolineato Mourinho, è evidente da molte settimane. Quando la Roma attacca un avversario che si chiude con il blocco basso, cerca correttamente di allargare il gioco sfruttando le corsie laterali. Solo che poi spesso nessuno riesce a inventare un cross decente.
Si vede a occhio nudo, lo confermano i numeri: su azione la Roma ha segnato 6 gol con i cross (con sei rifinitori diversi) ma è quintultima in Serie A per precisione nella specialità (sestultima se consideriamo anche le coppe). L’indice di riuscita è del 20 per cento: 47 cross riusciti su 234. L’allenatore avrà pure qualche colpa – chi non ne ha tra i tecnici? – ma la rosa ha un problema incontestabile di individualità.
E pensare che nelle intenzioni di Tiago Pinto il roccioso Kristensen, inappuntabile per spirito e determinazione, avrebbe dovuto sostituire Karsdorp. Questo equivoco ha causato una deviazione rispetto ai programmi di mercato. Perché Karsdorp è rimasto a Trigoria e la Roma non ha potuto inserire nel gruppo un difensore centrale, che servirebbe tantissimo anche dopo l’arrivo di Huijsen.
Comunque: analizzando i dati di ciascun esterno possiamo verificare che il più assiduo fornitore di cross è Spinazzola. In campionato lui ne ha tentati 55, quasi 3 a partita di media, azzeccandone però appena 16. Ancora peggio in media è andato Kristensen, con un 7 su 34. Poi ci sono Zalewski (6/22), Karsdorp (3/15) e il poco utilizzato Celik (1/4). Il cross non è l’unica rotella dell’ingranaggio che non gira ma è certamente un punto debole che gli allenatori avversari ormai conoscono.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi