L’epilogo di un’agonia. Il 2 ottobre, a Pressing, Italia 1, anticipai che Mourinho non avrebbe finito la stagione e spiegai il (i) perché. E qualche giorno dopo, alla vigilia di Cagliari-Roma, scrissi che, se avesse perso, Dan Friedkin l’avrebbe licenziato: scioccai tanti tifosi e fui simpaticamente smentito dai soliti cicisbei. La Roma vinse 4-1 e in seguito ottenne altri risultati positivi, ma le cose non cambiarono di una virgola: i rapporti tra Dan e Mourinho continuarono a essere più che freddi, pressoché inesistenti, qualche messaggio, buon Natale, buon anno, come stanno i tuoi. See you.
(…) Mou è una persona straordinaria e in primo luogo un grandissimo allenatore, ha raggiunto due storiche finali europee, fatto uscire la Roma dal Grande Raccordo Anulare e reso un servizio eccezionale alla tifoseria, che grazie a lui ha ritrovato l’orgoglio dell’appartenenza e il piacere della presenza allo stadio. Essendo tuttavia un inguaribile sognatore, continuo a sperare che dietro questo abominio calcistico commesso dagli americani ci sia una strategia vincente, un’idea alta, un progetto, anche se in questo momento non riesco a immaginare quali.
Proprio lunedì sera ho inviato a Mourinho un messaggio: «Ci sono momenti in cui ho timore di danneggiarti con la mia insistente campagna pro giustizia per Mou. Ci sono colleghi che soffrono certi rapporti esclusivi e in fondo li capisco. Se ti accorgerai di questo, dimmelo e farò un passo indietro». Mi ha risposto: «Sei intelligente, sai quello che devi fare per te stesso, amico mio». L’avrei fatto solo per te, Special One.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni