Che cos’era sabato all’Olimpico sotto gli occhi di tutti? Difficile da capire, bellissimo e quasi impossibile da raccontare. Nella fungaia delle emozioni, nel caos che la faceva da padrone, striscioni e cori stridenti, uno a smentire l’altro, quelli che dichiaravano amore eterno per il passato brutalmente reciso e quelli che acclamavano il presente. L’aver formalizzato il divorzio da Mourinho prima di finire tra le braccia di De Rossi esclude il reato ma non il dolo morale.
Nella sua brillante conferenza stampa di presentazione (coefficiente di difficoltà dieci) Daniele De Rossi aveva azzardato un poetico auspicio, ancora più bello per quanto dissonante con il suo sembiante da guerriero vichingo. Ovvero, “perché, sulla scia del grande amore per Mourinho, non ammettere la possibilità che si possa amare anche il suo successore, cioè me?”.
La storia di Daniele De Rossi allenatore della Roma merita d’essere vissuta solo per un motivo, per quanto rischia di essere bellissima. Se non lo sarà, bellissimo sarà comunque averla immaginata. Indovinato De Rossi, l’auspicio è di ritrovare presto Ricky Massara al suo fianco. La chiusura del cerchio. Ha imparato ad amare la Roma da giovane dirigente all’ombra di Walter Sabatini e non ha mai smesso di amarla.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – G. Dotto