Dovevate vedere gli occhi, e molti magari lo hanno fatto attraverso la diretta su Youtube, quando Daniele De Rossi in conferenza stampa ieri ha detto: «Sogno di allenare la Roma per tutta la vita». Quale migliore augurio oggi un tifoso della Roma potrebbe fare a se stesso se non quello di sperare che questo fanciullesco auspicio possa davvero concretizzarsi? Significherebbe tante cose, la prima delle quali riguarderebbe già la partita sulla carta impossibile che la Roma si ritrova a giocare oggi pomeriggio in uno Stadio Olimpico ancora esaurito (calcio di inizio ore 18, telecronaca esclusiva su DAZN, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista).
Di fronte la splendida Inter di Inzaghi, una squadra già forte che dopo aver conteso al Manchester City nella miglior maniera possibile e fino all’ultimo secondo di partita la vittoria nella finale di Champions League, ha maturato quell’ultimo salto di qualità che ancora le mancava, quello di credere realmente nelle proprie capacità. Così oggi secondo i bookmakers non ci sarà match: la vittoria dei nerazzurri è intorno a 1,80, quella della Roma a 4,20.
Valori troppo diversi e anche consapevolezze diverse. Basti pensare che Simone Inzaghi ha già preparato 140 partite per l’Inter, mentre Daniele De Rossi è in carica da tre settimane. Piuttosto chissà che cosa sarebbe accaduto se Marotta avesse avuto la forza morale (e anche quella finanziaria) di assecondare l’umore della piazza tra marzo e aprile di un anno fa e avesse esonerato a furor di popolo Inzaghi.
Morale della favola: gli allenatori bravi vanno lasciati lavorare, le società devono impegnarsi semmai seriamente per rinforzare tutte le strutture da metter loro a disposizione e alla fine i risultati arrivano per forza, ovviamente commisurati alle capacità di investimento non solo economico.
Certo, lo stesso discorso si poteva applicare a Mourinho, e invece con lui non c’è stata la pazienza di aspettare ancora un po’. Ma ormai è il passato e chi lo ha sostituito merita il sostegno altrettanto convinto dei tifosi che almeno nel suo caso non hanno dovuto neanche imparare ad amarlo.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco