Al termine del match contro il Torino, l’allenatore della Roma, Daniele De Rossi, ha rilasciato alcune dichiarazioni al riguardo:
DAZN Si poteva soffrire un po’ di meno nel finale? “Sì. I 20 minuti di gestione mi sono piaciuti, al gol avevo Kristensen vicino e gli dicevo ‘loro non mollano mai, non è finita’. Abbiamo sofferto fino alla fine, questo mi piace, ma queste partite vanno uccise prima. Potevamo gestirla un po’ meglio”.
È venuto fuori il talento del campione oggi… “I campioni sono decisivi. C’è stato equilibrio nel primo tempo, il Torino se la gioca sempre alla pari con tutti. I granata sono forti, pressano a tutto campo e sapevamo che sarebbe stata dura oggi. Il gol dell’1-1 avrebbe ammazzato chiunque, invece siamo ripartiti molto bene nel secondo tempo”.
Come si evitano i gol subiti? “Il primo gol mi è sembrata una grande rete dell’attaccante. Se il centravanti salta a tre metri di altezza e la piazza bisogno solo battere le mani, così come Dybala che sposta la palla e tira a giro da 30 metri. Tutti i gol possono essere evitati, ma sai che noia de tutte le partite finissero 0-0… Questi gol si prenderanno sempre. Il secondo gol? Con un pizzico di attenzione in più avremmo potuto evitarlo, ma ci stiamo lavorando”.
La posizione di Mancini? Oggi ha giocato più alto… “Costruivo a 4 per portare fuori i loro quinti e mandarli in difficoltà con le scalate lunghe. Avevo chiesto a Mancini, Ndicka e Smalling di alzarsi, il Torino è una squadra che pressa a uomo e i centrocampisti mantengono sempre questa marcatura, mentre gli attaccanti se la dimenticano un po’. Vedendo le loro partite lo abbiamo notato e abbiamo fatto avanzare i nostri difensori per creare superiorità in questo modo”.
I 78 minuti di Smalling? L’ingresso in campo di Lukaku? “Sono contento di Smalling, lo stavamo aspettando, un infortunio del genere va gestito. Smalling è un grandissimo professionista, è un ragazzo eccezionale. Pensavo durasse di meno e invece… Ma sono contento anche del ritorno in campo di Sanches. Lukaku è entrato alla grande, ma anche Azmoun mi è piaciuto moltissimo. Loro ci lasciavano moltissimo campo, quindi avevo bisogno di Lukaku per farli allungare. È entrato davvero bene”.
Cosa ti aspetti e cosa temi del Brighton? “Il Brighton ha una squadra forte ed equilibrata. Ha giocatori che pensano molto, altro che hanno estro e gambe. De Zerbi è uno degli allenatori più forti d’Europa. Se guardo le rose però la Roma non ha nulla da temere, dobbiamo rispettare il Brighton, ma noi siamo altrettanto forte. Preparare queste partite mi leverà qualche notte di sonno in più, perché saranno partite complicate. Penso che anche De Zerbi non sia felice di incontrarci… Quando abbiamo il pallone tra i piedi sarà difficile anche per loro”.
Questa volta non ti passerà però gli appunti… “No, no. Ci siamo scritti il primo giorno, ma ora non possiamo più farlo. Ormai mi ha passato tutto, cerco di scopiazzare sempre dai più bravi e lui lo è”.
CONFERENZA STAMPA Alla vigilia lei ha parlato di Juric, ieri è uscita la vicenda della spy-story. Cosa ne pensa?
“Ieri ho usato il termine ‘spiare’ Juric, ma ovviamente avevo chiesto il permesso: lui sapeva benissimo che andavo lì e mi ha accolto in maniera incredibile. Me lo ricordo, ci sono stati allenatori che mi hanno aperto le porte, tra i quali Ivan Juric, per non parlare di Sinisa Mihajlovic che praticamente mi ha fatto assistere alle riunioni tecniche ecc.. Ho un buon rapporto con Juric per questo, ho un buon rapporto di stima reciproca con il presidente Cairo e per il rispetto che ho per il Torino come squadra preferirei parlare di altro”.
L’idea del 3-5-2 le è venuta dopo aver saputo questa informazione. Come è nata? “No, no (ride, ndr). L’idea è nata prima e se hanno visto lo sapevano, perché l’abbiamo provato in quel giorno. Avevo già avuto l’idea. Quando fai l’allenatore devi fare scelte prima della partita e dopo la partita vedere se sono state positive o meno anche in base all’andamento della partita e non solo per il risultato. Ho fatto varie valutazioni: volevo far giocare a tutti i costi Smalling perché lo vedevo bene in allenamento e mi dava più tranquillità inserirlo in mezzo a due difensori centrali che gli coprivano i lati, essendo il Torino una squadra molto fisica. E poi una scelta più conservativa: immaginavo che sarebbe stata una partita in cui potevamo soffrire, quindi partire in modo più prudente dopo la fatica di coppa poteva essere una soluzione per tenere la partita più viva e magari poterla risolvere nel secondo tempo, dove siamo cresciuti rispetto al primo”.
In difesa c’è grande abbondanza di centrali: è ipotizzabile una difesa a 4 con Mancini a destra? “Tutto è ipotizzabile. Questa squadra è stata costruita per giocare a 3, quindi abbiamo tanti centrali. Averne così tanti è comodo perché ti permette di cambiare in corsa, magari quando stai un po’ soffrendo. Mancini può giocare lì, anche se abbiamo tanti, forse troppi, terzini destri. Tutto può essere, ma questa squadra può girare in mille maniere dal punto di vista difensivo. Mi è piaciuta la partita di Mancini, Ndicka e Smalling soprattutto dal punto di vista della spinta. Abbiamo analizzato il modo di difendere del Torino, che gioca uomo a uomo: i loro attaccanti erano meno attenti dei centrocampisti a seguire inserimenti, quindi ho chiesto ai miei difensori di inserirsi per creare superiorità. Nel primo tempo ci è mancata un po’ di profondità, ma con il Torino è normale soffrire e sarebbe successo anche se avessimo giocato a 4. Il Torino è partito molto forte, poi come successo al Frosinone sono un po’ calati nella ripresa, anche a causa dei due bei gol segnati da Dybala”.
Due curiosità rapide: cosa hai detto all’intervallo e il tuo punto di vista su Renato Sanches… “Sì, è stata una bella batosta fare gol dopo un primo tempo un po’ sofferto, fai gol e poi pareggiano subito. Poteva far vacillare tante squadre ma non questa: secondo me nel secondo tempo siamo rientrati bene. Ho detto due-tre cose ma puoi dire quel che ti pare, ma se non hai giocatori di personalità, con voglia e conoscenza di queste situazioni… Zapata ha fatto un bel gol, secondo me abbiamo difeso bene ed è un gol molto diverso da gli altri gol presi su cross, gli uomini erano sulla marcatura e lui è andato più in alto. A volte gli avversari sono bravi e ci sta.
Renato? “Non era facile entrare dopo tanto tempo in una partite del genere contro un avversario così forte. Sono contento di lui, come tutti gli altri. Negli ultimi giorni si è allenato molto meglio, con un ritmo più alto rispetto ai primi giorni. Fa parte del gruppo e si trova bene, al quinto rigore contro il Feyenoord è schizzato in campo, quindi vuol dire che con la testa è dentro al gruppo. Sta avendo meno spazio, perché sto prediligendo altri giocatori. Voglio bene a tutti, ma mando in campo chi penso che possa farmi vincere la partita. Oggi è entrato e si è dimostrato all’altezza della situazione”.
Sono mancati spazi sulla trequarti nel primo tempo. Tanti anni hai giocato con Totti, ti chiedo se la qualità del campione conta più dell’organizzazione? “C’è mancato l’attacco della profondità nel primo tempo, se accetti l’uomo a uomo poi devi andargli alle spalle e devi essere perfetto così li metti in difficoltà. Avevamo un uomo in meno sulla trequarti è perché avevamo un difensore di più, a volte incontri squadre che ti pressano e ci sta di soffrire, dobbiamo essere più puliti nel palleggio. La qualità del calciatore ti fa vincere le partite, ti fa vincere i campionati, è la più importante che esiste ma se non fosse importante anche il resto, non vedremmo mai il Bologna quarto anche se ha buoni giocatori o quello che è successo al Chievo anni fa. Dybala riesce a prendere palla 10 volte al limite dell’area e segnare due volte, magari Zapata è forte di testa e organizzi la squadra affinché metti palle per favorirlo. L’allenatore è molto importante se si rende conto che i giocatori che ha sono più importanti di lui, deve gestire bene il gruppo, fargli giocare nelle posizioni più congeniali e metterli a disposizione l’un altro. Dybala ha fatto due giocate da Dybala”.
Sei stato molto sereno nel seguire la partita: ti fidi molto del tuo lavoro? “Mi fido tantissimo della mia squadra, mi sono messo il cappotto perché con l’Inter non sono stato bene qualche giorno dopo. Un po’ di esultanza bisogna sputarla fuori, tutto è importante per me, abbiamo avuto 62.000 spettatori di lunedì alle 18:00, un altro sold-out e abbiamo questa responsabilità. Siamo stati sempre seguiti anche da secondi in classifica, questo trend che c’è da qualche anno dobbiamo rispettarlo e continuare così, c’è un amore così grande e non dobbiamo essere da meno. Se hai giocatori forti stai tranquillo, al di là della giocata sai che possono fare la differenza. La prima partita ero più teso perché era un debutto, ora sembra che sia una cosa che faccio da tanto tempo”.
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“Sono contento, il primo tempo abbiamo sofferto un po’ anche se abbiamo avuto un paio di occasioni importanti soprattutto quella con Kristensen che ha preso il palo praticamente a porta vuota. Il secondo tempo dopo la batosta del pareggio ho visto la reazione di una squadra che ha coraggio, ha conoscenza e personalità. Mi è piaciuto rientrare in campo dopo aver subito il pareggio dopo pochi minuti e riprovare a vincere la partita e riuscirci poi attraverso due magie”.
La forza delle alternative. Sicuramente un panchina importante può fare la differenza… “Sappiamo che abbiamo una rosa forte, una rosa fatta di tanti giocatori, sappiamo che possiamo puntare su di loro a occhi chiusi. Qualcuno sta tornando in forma, abbiamo recuperato giocatori che non giocavano da tanti mesi come Smalling, abbiamo recuperato giocatori che erano stati fuori in Coppa d’Africa e Coppa d’Asia e si sono integrati benissimo e stanno trovando il loro spazio. Sono contento della rosa e quindi andiamo avanti così, tutti insieme. L’altra sera ho detto che questa partita si vince in 26-27, sicuramente qualcuno di noi sarebbe stanco e sicuramente avremmo pagato dazio. E’ bello saper di poter girarsi verso la panchina e di poter mettere gente che gioca allo stesso livello degli altri”.
Quando un campione come Dybala ha come primo pensiero di andare ad abbracciare l’allenatore, che cosa significa? “Non lo so, bisogna chiederlo a lui. Io ho esultato perché appena ha spostato la palla ho detto ‘Questo fa gol’. E’ emozionante, ma non perché è Dybala: l’altro anno mi è venuto da abbracciare Esposito della SPAL, venivano i miei giocatori ad abbracciarmi a fine partita e io mi emozionavo come un bambino. Per me la cosa più importante che ho è il rapporto che creo con loro, al di là che si chiamino Dybala o Nicola Rauti. Il rapporto che ho con questi ragazzi è quello che mi tiene vivo e quello che mi fa scegliere questo lavoro ogni giorno, che mi fa avere questa voglia tutte le mattine di alzarmi e di farlo. Questi abbracci sono delle piccole coccole che io e il mio staff ci prendiamo volentieri perché siamo veramente felici, al di là del lavoro, di quello che si è creato in così pochi giorni con la squadra”.
Sei l’allenatore che fa finta di non vedere la classifica o non la guardi davvero? “E’ presto, tanto presto e soprattutto le squadre attorno a noi vanno come il vento. Il Bologna le vince tutte, l’Atalanta si è fermata ma anche loro le vincono tutte, sotto ci sono tante squadre che spingono. Dobbiamo mantenere questo ritmo perché siamo indietro da parecchio tempo, siamo quelli che devono rincorrere e se quelli che rincorrono si fermano tutto quello che hai fatto fino adesso diventa inutile. Dobbiamo continuare a correre, la classifica la possiamo guardare l’importante è che poi quando ci allacciamo le scarpe ed entriamo in campo per l’allenamento andiamo forte”.
FONTE: DAZN / Redazione Tuttoasroma – dall’inviato R. Molinari/ROMA TV