Ci sono sconfitte che fanno male, anche se perdere non è mai bello. La Roma, che aveva fatto il 90% del lavoro nella gara di andata, cede sul campo del Brighton sopportando un arbitraggio pessimo (annullato ad Azmoun, sullo 0-0, un gol regolarissimo) ma esce con la qualificazione ai quarti di finale. Soffrendo il giusto. De Rossi pensa anche al Sassuolo, domenica in campionato prima della sosta per le nazionali, e si affida a un attacco del tutto nuovo: Baldanzi, Azmoun, Zalewski.
Lukaku è rimasto a Roma per curare un problema all’anca, Dybala e El Shaarawy resteranno 90′ in panchina, come Paredes. Un bel turno di riposo. Il primo tempo è in controllo fino al gol di Welbeck, che era stato pericoloso anche all’andata. De Zerbi esulta tarantolato, l’arbitro dà 5 minuti di recupero ma il Brighton non va oltre. Semmai è una grandissima parata di Svilar al 60′, che scaccia la paura di rivivere una notte come quella dell’1 ottobre 1980 quando, nei sedicesimi di finale della Coppa delle Coppe, la Roma crollò 0-4 in Germania Est, contro il Carl Zeiss Jena, non riuscendo a difendere il 3-0 dell’andata.
Ed era la Roma di Liedholm, Falcao, Conti, Di Bartolomei, Ancelotti e Pruzzo. Il Brighton aveva segnato almeno 4 gol in 7 occasioni in questa stagione — tra Premier League e FA Cup – ma una sola volta con un risultato simile a quello che serviva ieri sera: un 5-0 sul campo dello Sheffield United, ultimo in classifica. La Roma ha meritato la qualificazione, il Brighton ha festeggiato l’eliminazione. Era la prima volta in Europa, si è visto soprattutto all’Olimpico.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri