È stato il protagonista del lancio della maglietta celebrativa, ASR Origins Jersey, per il derby che si giocherà sabato 6 aprile alle ore 18.00. Tornato a Trigoria tre settimane fa dopo un’assenza di 10 anni, Marco Delvecchio ha rilasciato anche un’intervista sul backstage e sulla Roma e non solo…
Elegantissimo con questa maglia… “Così si può andare ovunque, porte aperte”.
Il backstage? “Sono tutti buoni. Mi sono trovato bene. Se c’è la compagnia giusta ci si diverte”.
Che effetto fa indossare questa maglia? “Da una parte una bella sensazione, dall’altra brutta perché so che non potrò giocare più con questa maglia. Ormai l’età è avanzata. Ma la maglia della Roma mi ricorda grandi momenti e grandi emozioni”.
Che effetto ti fa tornare a Trigoria? “Sono tornato tre settimane fa per la prima volta dopo 10-15 anni. È cambiato tutto, anche le strade e non sapevo più a che rotonda girare per venire qui. Sono arrivato qui e non mi ricordavo più niente, è cambiato tutto in meglio”.
Che legame hai con la Roma? “Non seguo tantissimo il calcio adesso, ma seguo sempre la Roma. Se devo uscire il sabato e la domenica esco, ma se c’è la Roma non esco. Vale per tutti i giorni, speriamo che l’anno prossimo giochi il martedì o il mercoledì. Seguo tanto la Roma, se riesco a vedere le altre le guardo ma non mi interessa più di tanto”.
Hai giocato anche il derby di Milano… “Non c’è paragone. Percepisci il derby di Milano quando arrivi allo stadio la domenica, quando vedi qualche coreografia. Quello di Roma lo inizi a vivere un mese prima che arrivi. È un’altra storia, altre tifoserie, colori e sfottò. È un derby sentito 10 volte di più di quello di Milano”.
Hai segnato 9 gol ai derby contro la Lazio, ti trasformavi… “Bisogna avere anche un po’ di fortuna e io avevo la fortuna e la bravura nel segnare sempre nel derby. La sentivo come partita, era importante e tutti ci tenevano. Riuscivo a dare il meglio di me”.
C’è stato un derby in cui è scattato qualcosa in te? “Il primo che ho fatto nel derby ho detto ok, ho fatto gol al derby. Poi c’è stata una doppietta e un’altra doppietta. Da lì ho capito che il derby era cosa mia, gli altri gol sono venuti di conseguenza”.
C’è un derby a cui sei legato? “Quello che ricordo con più emozione è il primo (98-99). Abbiamo vinto dopo diversi derby persi. Quello prima avevamo pareggiato da 3-3 da 3-1 per loro ed era praticamente un altro derby perso. Il primo derby 90’-99’ è stato il crocevia che ci ha fatto vincere tanti derby dopo”.
Come vivevi i giorni che precedevano il derby nel passato? “In queste partite non c’è bisogno di stimoli, ti caricano a prescindere. Io non vedevo l’ora che arrivasse il derby e mi dicevo “pensa se faccio gol un’altra volta”. Volevo prendermi la scena e non vedevo l’ora”.
Ti vai rivedere ogni tanto i tuoi gol nel derby? “Quando c’è il derby di solito fanno vedere i derby passati e quindi li vedo. Però non sono uno a cui piace vedere i gol, mi fa piacere però non ci vado spesso. Ogni tanto esce qualche filmato dei miei gol e li vedo sempre”.
Ora devi scegliere i 5 gol più belli nei derby…
Il gol nel derby di andata nella stagione 1998-99… “Sembra un gol facile, però ero sicuro che prendesse la palla Marcheggiani. La palla stava sfilando via e non avevo il tempo di prenderla con il destro e quindi mi sono buttato di esterno sinistro, con il rischio che la palla potesse scappare via”.
Anche un grande assist… “Grande pallone tagliato dietro la difesa, come andrebbero sempre messi. I palloni vanno messi così, dietro la difesa, anche rasoterra. Se il difensore interviene rischia di fare autogol o mette l’attaccante nelle facili condizioni di segnare”.
Dove lo metti questo gol? “Al quinto posto”.
Il gol nel derby di ritorno nella stagione 1998-99… “Questo gol ogni volta che lo rivedo mi dico sempre “sarebbe stato più bello fare il gancio qui a Nesta (il difensore della Lazio scivola nel tentativo di intercettare il pallone, ndr). Questo lo metto al terzo posto”.
Il gol nel derby di andata nella stagione 1999-2000…“Questo facile di piattone sul primo palo, non puoi sbagliare qui. Quando sento le telecronache e dicono “grande palla in profondità”: questa è una palla semplice per uno di Serie A. Nulla da togliere al passaggio di Zanetti ovviamente, dicevo in generale. Questo lo metto al quarto posto”.
Il quel derby stavate 4-0 dopo il primo tempo. Cosa vi dite al termine dei 45′? “Finito il primo tempo stavamo rientrando e qualcuno si abbracciava come dire alla grande. Capello da dietro diceva “non è finita 4-0″. Dovevamo svenire per perdere. Per far capire quanto Capello era sempre sul pezzo”
Il gol nel derby della stagione dello Scudetto…”Non se sia il più bello, ma quello che è rimasto più nella storia anche per le immagini di Nesta. Mi diceva sempre un po’ di fortuna per fare gol. Questo lo metto al secondo posto”.
Ci stava qualcuno che diceva che quello fosse fallo di mano… “No, i laziali dopo la partita. Era spalla piena”.
Il gol nel derby della stagione 2000-2001 (il gol di Delvecchio di prima intenzione)… “L’ho lasciato primo questo gol perché era l’anno dello scudetto e per il grado di difficoltà elevato. Questa palla che arriva da Zanetti non posso stopparla e poi ho la fortuna che va proprio nell’angolino”.
Il laziale che ti soffriva di più era Nesta… “Sì, Nesta”.
C’era un calciatore della Lazio che soffrivi di più? “Soffrivo tantissimo Gottardi. Come caratteristiche era diverso da me. Nesta aveva un passo lungo ed era alto come me e mi trovavo a mio agio. Gottardi era velocissimo, quando me lo mettevano addosso avevo difficoltà. Io in progressione andavo più forte di lui, ma nei primi passi era molto reattivo”.
Come si approccia un derby? “Se rimani freddo rimani a giocarlo meglio. Bisogna avere quell’approccio positivo ma non troppo intenso. Lo affrontano in modo “come va va”, non me ne facevo una ragione di vita. Non ci pensavo troppo, sennò poi se ci pensi troppo ti levi tante energie. Cercavo ad avvicinarmi come se fosse una partita qualsiasi, però poi quando ero in campo cercavo di dare il massimo come sempre. Il segreto è cercare di viverlo un po’ spensierati per dare il meglio”.
La tua esultanza con le orecchie? “Sono equivoci che possono crearsi tra le parti. Una volta che c’è stato il chiarimento a Trigoria abbiamo capito che non aveva senso farsi la guerra e l’obiettivo era di fare il meglio per la Roma. Poi si è risolto tutto e ho spiegato che le orecchie erano per sentire i tifosi dopo i gol, è stato un gesto che poi hanno apprezzato”:
Che consiglio daresti a De Rossi per il derby? “De Rossi è un ragazzo nato a Roma e cresciuto qui, lo viveva con tanta attenzione come anche Totti. Ci pensavano anche troppo e magari non riuscivano ad esprimersi nel migliore dei modi. Lele è cresciuto tantissimo, è maturato e saprà come affrontare il derby nel migliore dei modi e sono sicuro che lo farà benissimo”.
Come si sta comportando da allenatore della Roma? “Benissimo, i risultati parlano. Ha avuto un approccio che non mi aspettavo: quando torni in un ambiente dove sei stato per tanti anni e rivedi genti che ha trovato con te non è facile rapportarsi nel modo giusto. Lui ha trovato quell’equilibrio che sta permettendo di fare bene, complimenti a Daniele perché sta facendo un ottimo lavoro”:
Il calcio è cambiato tanto nel corso degli anni. Tu percepisci questo cambiamento oggi?
“Non lo percepisco tanto, percepivo più la differenza tra il nostro e quello degli anni ’80. Tra il nostro e questo non vedo tata differenza. Certo, magari si saranno evoluti anche nel modo di allenarsi, ma se metti giocatori della mia epoca con squadre attuali si troverebbero lo stesso bene”.
Schieristi o giochisti, come ti schieri in questa discussione? “Il talento individuale fa sempre la differenza in un’organizzazione, se una squadra non organizzata anche con il talento individuale puoi perdere. Per quanto riguarda le terminologie, io sono più vecchia maniera. Ho sentito la parola braccetto, ma quale braccetto sinistro? Non mi piacciono queste terminologie, sono più vecchie maniere”.
Dove ti vedresti in campo nel calcio di oggi, dove saresti schierato? “All’epoca mi sono defilato sulla sinistra per richiesta di Capello. Avevamo Batistuta e Totti davanti con anche Montella. Sapevo di giocar sempre in quel ruolo e mi sono spostato volentieri lì. Se dovessi rifare la carriera giocherei da centravanti,. Gli anni che ho fatto lì mi sono comportato bene”.
Hai osservato qualche calciatore in cui ti rivedevi in questi anni? “I giocatori sono tutti diversi. Non riesco a vedere un giocatore uguale a un altro, si può avere qualche movenza ma tutti i giocatori son diversi”:
Tu alla fine della carriera ti sei scoperto ballerino, è sempre stato così o è scoppiato dopo? “Da giovane sono sempre stato quello che ballava e si divertiva negli spogliatoio. La musica ti carica, ho sempre ballato a casa. Poi è capitata questa occasione e ho fatto questo programma”.
Marco Delvecchio è stato invitato a disegnare il Lupetto dicendogli che Mile Svilar ha disegnato un eccellente Lupetto mentre Tommaso Baldanzi un po meno…
FONTE: AS Roma Podcast