Chissà quante volte ci avrà pensato a questa prima volta. Perché poi ci sono esordi ed esordi e per quanto quelli da giocatore abbiano sempre un sapore speciale, sedersi per la prima volta sulla panchina della sua Roma in un derby per Daniele De Rossi sarà un terremoto emotivo. “So già che mi emozionerò, soprattutto pensando che li ho giocati tutti: dai pulcini fino a questo da allenatore”,ha ammesso DDR a Lecce, subito dopo il malinconico pareggio di Pasquetta
E sarà così, anche se poi a 40 anni ha la maturità giusta per gestire le emozioni e il trasporto, lui che quando entrava in campo e vedeva i colori della Lazio spesso si lasciava prendere dalla foga e dalla voglia di (stra)vincere. E forse sarà così anche stavolta, seppur stia provando a gestire le emozioni anche in questi giorni di vigilia. “Non mi posso permettere di lasciarmi andare, devo preparare la partita…“.
E cosìpian piano Daniele si sta avvicinando al derby, anche se poi magari la notte dormirà poco, come gli succedeva anche da calciatore. Perché poi la famosa “vena di De Rossi” diventa iconica proprio in una sfida con la Lazio, quel 7 novembre del 2010, quando Daniele festeggia la vittoria per 2-0 arrampicandosi sulla balaustra della Curva Sud per condividere (urlando) la sua gioia con i tifosi giallorossi.
Quella foto è uno degli scatti storici per la tifoseria romanista, anche se poi di emozioni – nel bene e nel male – Daniele ne ha vissute tante nei derby. Dall’esordio del 2003 all’ultima sfida, quella persa per 0-3 nel 2019.
In mezzo tanti duelli, una sfida eterna: il cambio nell’intervallo di Ranieri (nel 2010, lui e Totti fuori e gara ribaltata con la doppietta di Vucinic), le 11 vittorie consecutive con Spalletti (2005/06), il gestaccio alla panchina biancoceleste (2017) fino al derby vissuto in curva da tifoso, rigorosamente mascherato.
Successe nel 2020, quando l’allenatore della Roma decise di andare a vedere la stracittadina in Sud, con gli amici Zoro e Mastandrea, senza però volersi far riconoscere. Rimase al “trucco” per 4 ore, ne uscì fuori con cappellino, occhiali e capelli lunghi, con una cera che lo invecchiava di almeno una decina di anni…
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese