C’è una frase che più di altre rappresenta Daniele De Rossi. È presa in prestito, vero. Ma è scritta nero su bianco sulla lettera che ha pubblicato prima dell’ultima partita da giocatore della Roma e quindi è anche un bel po’ sua: «Eppure il vento soffia ancora». Il riferimento era al tatuaggio di un tifoso visto dopo uno dei derby che più gli hanno fatto male: 26 maggio 2013, finale di Coppa Italia.
Sabato saranno quasi 30 anni di derby: ha iniziato nel 1995 nei Giovanissimi Sperimentali, ha finito con la prima squadra. Ha vissuto, fianco a fianco con Totti, spediti in panchina da Ranieri, una partita che stava regalando alla Roma uno scudetto memorabile. Ha tifato davanti alla televisione mordendosi le unghie perché ormai aveva smesso e non poteva fare altro. Ha cantato in Curva Sud travestito ma sventolando una bandierina come fosse un ragazzino. (…)
Ha litigato con i laziali, li ha insultati, mandati a quel paese, presi in giro con una maglia speciale in cui, sopra il suo 16, mise il segno “meno”, cioè i punti di distacco in classifica. Ha fatto gestacci, si è arrampicato su un cancello, ha preso a schiaffi in testa Spalletti, è stato espulso.
Ma poi alcuni laziali li ha abbracciati forte perché erano grandi amici e li ha sempre trattati con rispetto. Ricambiato: quando ha smesso gli Irriducibili gli hanno dedicato uno striscione di saluto come “fiero nemico sul campo”. Ha giocato contro la Lazio per la prima volta, come compare nel fornitissimo archivio storico della Roma, nel dicembre del 1995, a 12 anni. E ha vinto 2-0. L’ultima volta di gol ne ha presi 3: era il 2 marzo 2019.
Cinque anni e un mese dopo Daniele De Rossi torna a soffrire per un derby: via i pantaloncini da giocatore e la tuta da tifoso, affronta i rivali di una vita con la divisa da allenatore. Un inedito, una responsabilità in più. Lo farà per la trentaduesima volta tra i grandi ma, così come al debutto nel 1995, avrà accanto Emanuele Mancini. Un fratello e ora un ottimo collaboratore tecnico. In questi anni De Rossi ha avuto tanti compagni che lo hanno aiutato a battere la Lazio 14 volte: 193 in totale, Francesco Totti quello che ha giocato più partite con lui (353) ed era in campo anche nel primo derby di Daniele tra i grandi.
E che derby: 9 novembre 2003, la Roma vince 2-0 con le reti di Mancini (di tacco) ed Emerson, lui entra gli ultimi 10′ al posto di Cassano. E l’inizio di una storia che lo vede prendere 13 cartellini, indossare per 9 volte la fascia di capitano, segnare 2 gol e passare svariate notti in bianco: «Ma negli ultimi anni – ha assicurato De Rossi quando ancora giocava – sono un po’ migliorato. Giuro che dormivo, altrimenti sarei morto». (…)
Se sarà come le altre volte, magari meglio magari peggio, potrà raccontarlo solo lui. Di sicuro gli mancherà la fascia al braccio: era bianca, semplice e sobria, c’era scritto: “Sei tu l’unica mia sposa…”. Era ispirata agli Anni 80, ad Agostino Di Bartolomei. La maglia che la Roma indosserà sabato, invece, è ispirata agli Anni 90. Quelli in cui Daniele metteva piede a Trigoria e giocava per la prima volta i derby. Il vento iniziava a soffiare. Non ha mai smesso.
FONTE: Il Romanista – A. Di Carlo