La notte spagnola comincia con una favola a cui manca il lieto fine. L’Europa League, per un attimo, è solo un rumore di fondo, visto che il centro della scena lo prende la ricaduta di Florenzi. «Ieri (martedì, ndr) Alessandro mi ha detto che gli faceva male il ginocchio operato – spiega Luciano Spalletti –. Mi è preso lo sgomento, perché ha avuto un trauma distorsivo e c’è il rischio di complicazioni. Ci siamo sentiti anche di sera e gli faceva ancora male e così stamattina (ieri, ndr). Venerdì farà altri accertamenti, ma temo di tutto, anche una nuova operazione. Il mio pensiero va al ragazzo prima che al calciatore. E sì che ne avrei bisogno di uno come lui, visto che in quel ruolo ora ho solo Bruno Peres». Le sensazioni quindi paiono negative e il rischio di un nuovo intervento ai legamenti del ginocchio sinistro, operato a fine ottobre, è grande. La sua stagione è a rischio.
FARE GOL – Ma l’Europa League non attende e così l’allenatore sa voltare pagina e, annunciato che giocherà Alisson al posto di Szczesny («Ma in futuro si vedrà»), spiega con chiarezza: «Sarà un esame importante. Il Villarreal è forte. Hanno avuto qualche inciampo, ma può succedere di giocare meglio con le grandi che con le piccole. Hanno ottimi giocatori e prendono pochissimi gol. Visti i tanti impegni, farò un turnover ragionato, ma a partire dalla prossima gara di campionato (Torino, ndr), lì si interverrà in maniera massiccia sulla formazione». Il Villarreal cede lo scettro della favorita alla Roma, ma Spalletti non ci sta. «Questa partita sarebbe stato meglio disputarla più in là. Si tratta di due squadre forti, anche loro sono tra le favorite per la coppa. Non si possono nascondere, altrimenti non avrebbero sostituito Marcelino. Comunque, bisogna essere bravi già nella prima partita. Il Villarreal si chiude e riparte, il ritorno potrebbe essere più difficile, perciò dobbiamo provare a fare gol – meglio se più di uno – ricordando però che sono bravi nelle ripartenze. Ma io e i giocatori non possiamo nasconderci: portiamo il nome di Roma».