La storia della letteratura è piena di capolavori salvati dalla distruzione contro la volontà degli scrittori che, magari, sul letto di morte chiedevano fuoco per le loro pagine perché insoddisfatti del risultato finale. Con queste premesse, possiamo capire quelle parole di Luciano Spalletti alla vigilia, che recitava come la Roma senza Dzeko – quella della passata stagione – fosse «più bella, perché più tecnica e più corta». Tutto plausibile, ma avere un centravanti giunto al 28° gol stagionale, con 6 doppiette e 2 triplette, ed a segno da 7 partite di fila è tanta roba. Certo, non avrà mai il ghigno feroce di Ibrahimovic o la grinta strafottente di Diego Costa, ma il bosniaco è ormai diventato quello che i tifosi giallorossi credevano che fosse: un terminator implacabile. «È una delle partite più belle della mia carriera – dice lui – Porto a casa il pallone per regalarlo a mia figlia Una, a cui dedico la tripletta. Siamo stati fantastici. Dietro non abbiamo lasciato niente, davanti abbiamo fatto 4 gol. Il Villarreal è una squadra forte, ma noi abbiamo fatto un’ottima partita. Qui il Barcellona ha stentato? Sono partite diverse. Anche noi qualche volta lasciamo punti fuori casa in campionato con le piccole, ma non è lo stesso. Oggi abbiamo dimostrato quanto siamo forti. Io? Sono sempre stato così. Certo, l’ultima stagione è stata un po’ diversa, ma ora voglio dimostrare anche di più. Vincere la coppa? Ci sono tante partite e anche questo turno ancora non è finito…». Ma si vede che ci crede poco anche lui.
IL TECNICO E PALLOTTA – La fortuna di poter contare su un centravanti del genere ha addolcito anche Spalletti che, divenuto ancora oggetto di maleducate attenzioni da parte del pubblico di casa, invece di fissarli con sfida come a Crotone, stavolta ha preferito voltarsi e mandare baci. Baci però non mancano neppure per Dzeko. «Ha fatto la differenza – dice il tecnico –. Il calcio italiano lo ha migliorato. Lui è un ragazzo sensibile con un carattere un po’ particolare, sente le responsabilità. Quando le cose non sono andate bene era il primo a starci male, però ha cominciato a far vedere le sue qualità. È un giocatore, che ha anche personalità. Deve riuscire a trovare il suo equilibrio e la sua tranquillità, poi diventerà fortissimo». Abbastanza anche per vincere l’Europa League? «Noi di certo non ci tiriamo indietro», sorride Spalletti. Come non si tira indietro il presidente James Pallotta, dagli Usa: «Forse è stata la mia Roma più bella di sempre».