E adesso? Con l’addio pressoché certo al quinto posto in campionato, a Trigoria è iniziato il momento delle domande. Nonostante manchino ancora due partite alla fine della stagione e l’obiettivo Champions League sia ancora realizzabile. Ma dopo l’eliminazione dall’Europa e la sconfitta di Bergamo, l’aria dentro Trigoria non sembra essere più così idilliaca come nelle scorse settimane.
La delusione è tanta nello spogliatoio giallorosso. A partire da De Rossi, apparso domenica sera per la prima volta remissivo nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti. Consapevole che gli obiettivi stagionali sono ormai irraggiungibili e le prospettive della squadra (ereditata) non possono far ben sperare per il futuro. Ma quale futuro? È l’altra grande domanda che nessuno ha il coraggio di fare. Perché di quello che sarà della Roma dal 26 maggio in poi nessuno sembra avere idea.
Da quattro mesi l’unica voce pubblica della Roma è quella dell’allenatore. Obbligato a districarsi tra tattica, arbitri, calendari, calciomercato e strategie aziendali. Bissando quanto visto nel biennio di Mourinho. Il tutto in attesa di trasformare una stretta di mano con i Friedkin, in una firma. «Ulteriori dettagli seguiranno nei prossimi giorni», scriveva il club lo scorso 18 aprile nel comunicato dell’annuncio del rinnovo di contratto di De Rossi. Ma a distanza di un mese, di ufficialità non c’è traccia. Stessa situazione per il ds. Il 4 gennaio, giorno dell’addio di Pinto, il club scrisse: «Saremo lieti di poter annunciare il nuovo direttore sportivo nelle prossime settimane». Ma 130 giorni dopo, di annunci non c’è ombra. Ma il campionato volge al termine, così come “l’ombrello” di De Rossi.
FONTE: La Repubblica – M. Juric