Non è un mediano. Non è un regista. Non è una mezzala. Non è un trequartista. È un po’ di tutto. E tutto quello che fa lo fa benissimo, meglio degli altri. Radja Nainngolan è un centrocampista che rientra a pieno titolo nella definizione neologista di «tuttocampista». Corre, imposta, fa assist, fa gol. È al momento il migliore centrocampista d’Italia e probabilmente tra i primi in assoluto in Europa. E quindi al mondo. Un talento unico, atipico. Una benedizione per la Roma. Amato dai compagni, idolatrato dai tifosi, temuto dagli avversari. Dal punto di vista tecnico uno come lui, in Europa, non c’è. Non esiste un altro giocatore che possa indifferentemente e con quei risultati occupare qualsiasi posizione del centrocampo, essere al tempo stesso giocatore di contenimento, impostazione e finalizzazione. E che corra per tutti i novanta minuti senza fermarsi mai.
A quasi 29 anni ha raggiunto la piena maturità calcistica e negli ultimi anni ha affinato notevolmente la tecnica e limato quella tendenza ad entrare troppo duro sugli avversari che ha pagato con ammonizioni e qualche espulsione di troppo. Ora è migliorato anche per tempismo e le sue entrate, spesso in scivolata e in tackle, sono quasi sempre pulite e sul pallone, in anticipo sull’avversario. Quello che non ha ancora del tutto migliorato è l’esuberanza fuori dal campo. L’ultimo episodio, il video rubato da alcuni tifosi in cui palesa il suo odio verso la Juventus, è solo uno scivolone ma non è l’unico della sua carriera. L’uso poco smart dei social network per esempio, gli è costato critiche e accuse in passato con frasi pesanti usate con troppa leggerezza, risposte velenose a tifosi avversari e retweet di insulti. Per arrivare al problema fumo, con le troppe sigarette che stavano per costargli il rapporto con la nazionale belga, viste le critiche dell’allenatore Marc Wilmots. D’altra parte il carattere forte che Nainggolan mostra in campo è lo stesso che ha fuori, con pochi filtri. Un carattere formatosi da un’ infanzia non facile, con il padre di origine indonesiana che abbandonò lui, la madre belga e i fratellini quando era soltanto un bambino. Si racconta che in gioventù fosse dedito agli eccessi. Nulla di troppo pericoloso o incompatibile con la vita da atleta ma, per esempio, a Piacenza, suo primo approdo italiano prima di Cagliari e Roma, c’è chi giura che il suo conto fosse sempre in rosso a causa di una tendenza allo strisciamento facile della sua carta di credito. Ragazzate, forse, capitoli di vita passata, in ogni caso.
Ora Radja è anima e core della Roma di Spalletti. Fondamentale in campo nella rincorsa giallorossa alla Juventus, decisivo per tecnica e forza che trascina i compagni. La scorsa estate il Chelsea di Antonio Conte ha offerto 50 milioni di euro per il suo cartellino. La Roma non ha voluto prendere in considerazione l’offerta, lui ancora meno. Perché il «ninja», soprannome che si porta dietro dai tempi di Cagliari per la sua determinazione e propensione alla lotta, ha deciso di sposare la Roma. Troppo facile vincere con un top club. Lui vuole provarci con una squadra sì forte, ma in cui raggiungere la vittoria è quasi un’impresa. Non sarà facile riuscirci come semplice non sarà resistere, ancora, all’assalto estivo delle grandi d’ Europa. D’altra parte il ninja del centrocampo è un giocatore unico. Che lo cerchino in tanti è normale; che lui trascini la Roma è naturale. Tra un ringhio e l’altro in campo e fuori, anche con qualche sigaretta di troppo. Lui entra in tackle su tutti, anche sulle polemiche. E riparte. Sempre.