A scuola di Roma. Quella andata in scena il 24 luglio a Trigoria è stata una vera e propria lectio magistralis di romanismo. Nel giorno del suo compleanno, Daniele De Rossi ha presentato ai propri giocatori Francesco Rocca, per di più sui campi del “Fulvio Bernardini”. Tre nomi che hanno segnato altrettante epoche del club e si sono incrociati – metaforicamente e non solo – lì dove sta vedendo la luce la squadra di domani.
«Giocatore, allenatore, leggenda, esempio vivente di come dovreste essere voi, al di là di dove venite» è stata la premessa di DDR al gruppo raccolto in cerchio intorno ai due pezzi giganti di storia romanista. Traduzione: qualsiasi sia la provenienza e il curriculum, un monumento come Rocca dovrà sempre essere visto come esempio. Di abnegazione, professionalità, serietà, passione, attaccamento alla maglia.
Applauso spontaneo dei calciatori, emozioni da parte di Kawasaki, che ha stemperato interrompendo il tecnico con un «Adesso non esagerare» e poi rivolto ai ragazzi: «In bocca al lupo per la stagione e grazie a Daniele per le belle parole». Parole che si sono trasformate poi in ricordi degli incroci fra i due, nelle nazionali giovanili: «Era allenatore mio quando ero piccolo, mi ha cacciato via un paio di volte»,.Aneddoto raccontato col sorriso stampato sul volto e una felicità trasparente nel rivedere un maestro del quale ha seguito le orme. Ma soprattutto la quintessenza del romanismo, che per questa squadra ha dato una gamba e come pochi ha incarnato quella maglia.
A distanza di oltre quarant’anni dal suo ritiro dal calcio giocato e a dodici dal suo inserimento nella Hall of Fame, la Roma ha omaggiato Rocca con la divisa attuale, ornata dal suo nome e dal numero che più lo rappresenta: il 3. Foto di rito, griffe su un oggetto che sarà gelosamente custodito a Trigoria e sarà destinato a diventare di culto, poi le dichiarazioni al sito ufficiale del club: «i Come Guida. Ringrazio la famiglia Friedkin e Daniele per avermi invitato ad assistere a questa sessione di allenamento, dove ho visto un bel gruppo lavorare bene. Mi ha fatto piacere salutare De Rossi, che è stato un mio allievo in azzurro, e rivolgere il mio in bocca al lupo a lui e ai suoi ragazzi per questa nuova stagione». (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore