Quale può essere il punto di incontro tra la manifestazione di ottimismo mostrata da De Rossi al termine della partita con l’Everton e quella sensazione di incompiuto che molti tifosi della Roma provano dopo aver assistito alle partite del precampionato giallorosso, Everton compresa? Inutile soffermarsi sul numero di reti fatte e subite, sui risultati, sulle partite vinte, perse o pareggiate. Sono numeri che, come insegna la storia del calcio, non hanno (quasi mai) niente a che fare con la realtà del valore che una squadra esprimerà nel corso di una stagione. Resisteremo, dunque, alla tentazione di star lì sul banco dei maestri a puntare il dito sull’attacco che non segna o su qualche errore di interpretazione singolo o di reparto nella fase di non possesso.
Ci interessa di più capire che cosa può ronzare nella testa di Daniele De Rossi e soprattutto avere il quadro generale di una squadra che purtroppo ancora oggi, e siamo a sei giorni dall’inizio del campionato, è priva di alcuni ruoli fondamentali rispetto almeno al progetto condiviso all’inizio dell’estate tra lo staff tecnico e l’apparato dirigenziale. Il problema vero di questi giorni è che non sono state ancora definite tutte le cessioni necessarie, senza le quali non è possibile procedere agli acquisti, come dimostra la trattativa sfumata per Pubill.
Al momento alla Roma serve un terzino destro titolare, un difensore centrale titolare, un esterno d’attacco a sinistra titolare e un vice centravanti. I tre principali acquisti dell’estate, Le Fée, Soulé e Dovbyk, rappresenteranno un innegabile valore aggiunto per la squadra, anche se al momento solo dei primi due si è potuta apprezzare qualche qualità. Per il terzo, il gigante ucraino pagato a peso d’oro, bisognerà avere ancora un po’ di pazienza perché la sua particolare struttura muscolare prima di mettersi in moto necessita di differenti gradi di preparazione specifica. La prima questione da considerare è dunque che inevitabilmente la Roma che vedremo con Cagliari, Empoli e, probabilmente, anche Juventus è una Roma che potrebbe non somigliare neanche troppo a quella che poi affronterà il resto della stagione.
Ma il ricordo della scorsa stagione è ancora troppo fresco per non capire quanto sia importante, a prescindere dai rinforzi già a Trigoria e da quelli che devono ancora arrivare, fare subito punti contro le prime avversarie di stagione, soprattutto quelle di minore livello. L’anno scorso Salernitana e Verona (e anche il Milan, avversario alla terza giornata) hanno messo subito il cammino della Roma in salita. L’inizio di questa stagione è piuttosto simile con le sfide contro due squadre che potrebbero essere invischiate nella lotta per non retrocedere e, proprio sul gong del mercato, contro una delle favorite per il titolo.
La spiegazione più logica ai 75 minuti di panchina di Dybala, dunque, non sta nelle gossippare ricostruzioni degli esperti di mercato (secondo cui sarebbe addirittura la Roma, per risparmiare l’ingaggio, dicono, a spingere l’argentino a rispondere positivamente a qualche sirena araba) ma è molto più logico credere, guardando gli aspetti del campo, che De Rossi non ritenga Paulo in questo momento in grado di fare la differenza per 90 minuti e se lo tiene dunque come valore aggiunto nella ripresa partendo da un terzetto di attaccanti diversi e sicuramente ben assortiti.
Ma De Rossi non butterebbe mai a mare così uno degli uomini che lo scorso anno gli hanno fatto fare tutti quei punti, uno in grado anche quest’anno di fare la differenza, È molto probabile, dunque, che a Cagliari i titolari siano Soulé, Dovbyk e uno tra El Shaarawy e Zalewski. Si potrebbe obiettare che anche l’attaccante ucraino non sia al massimo della condizione, ma nel suo caso è necessario accelerare l’ambientamento e dunque non sarebbe utile farlo stare in panchina e guardare magari chi, come Tammy Abraham, potrebbe lasciare Trigoria molto presto.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco