Dybala tutto pensava, evidentemente, tranne che ritrovarsi sul mercato a cinque giorni dall’inizio del campionato. Ma come è possibile, si chiedono i romanisti? Perché, va detto: il trio Soulé-Dovbyk-Dybala emoziona e incuriosisce, se il numero 21 andasse via le cose cambierebbero radicalmente. Ma come si è arrivati a questa situazione bollente a cavallo di Ferragosto? E, soprattutto, cosa succederà ora? Le domande sono tante, le risposte meno. Ma per capire tutto bisogna fare un passo indietro. Dopo la fine del campionato, e la batosta per la mancata convocazione con l’Argentina, Dybala ha parlato con De Rossi. E gli ha manifestato il suo pensiero: restare a Roma sì, ma in caso di chiamata di club importanti in Europa sarebbe andato ad ascoltare le offerte, anche perché c’era la famosa clausola da 12 milioni che gli dava possibilità di uscita. Le offerte (concrete) non ci sono state, sono trascorsi giorni e settimane, le scorie della passata stagione sono venute meno, Paulo ha ricominciato la stagione con entusiasmo.
Le maglie più vendute sono sempre le sue (alla finale di volley dell’Italia femminile a Parigi c’erano quattro romanisti con la sua t-shirt), i bambini lo adorano, lui non faceva che chiamare Soulé per farsi raggiungere a Trigoria. Tutto sembra risolto, passa luglio e scade la clausola. Poi, però, succede qualcosa. Le sirene arabe si fanno sentire. L’Al-Qadsiah mette sul piatto qualcosa come 20 milioni più 5 di bonus e tre anni di contratto, Dybala ascolta ma non è convinto. Rifiuta. Alla Roma offerte concrete e scritte non arrivano ma il ragionamento è evidente: il gruppo è al di sopra del singolo. Lo ha chiaramente fatto intendere De Rossi. Poi ci sono i discorsi di natura economica che riguardano lo stipendio (importante) e un contratto che si rinnoverebbe per un anno se ci fossero un certo numero di presenze. La situazione è tutta in divenire, con i tifosi che da una parte stravedono per Dybala e dall’altra si fidano sia dei Friedkin sia dell’allenatore.
In tutto questo quadro, appunto, c’è De Rossi. Daniele lo ha detto chiaro e tondo: non vuole trattenere nessuno controvoglia. Conosce perfettamente i ragionamenti della società e sa anche meglio di tutti come stanno le cose avendo un rapporto quotidiano con giocatore e dirigenti. A lui però, nell’immediato, spetta il compito più difficile: cosa fare già a Cagliari domenica sera? Convocarlo semplicemente? Se Paulo non partisse ci sarebbe uno strappo. Se si accomodasse in panchina sarebbe forse la prova che è sul mercato? Interrogativi che Daniele è chiamato a risolvere.
FONTE: Il Corriere dello Sport – X. Zucchelli