Paulo Dybala è sospeso tra due mondi. L’Italia, dove ha costruito la sua carriera, e l’Arabia Saudita, pronta a ricoprirlo di denaro pur di convincerlo a trasferirsi. Deve sbrigarsi a decidere, anche se gli piacerebbe restare a Roma, specie se è l’Al-Qadsiah a chiedere il suo cartellino. C’è poi una realtà amara che sta vivendo a Trigoria. Nel pre-partita di domenica il suo volto è stato escluso dalle foto e la sua maglia non è stata mai inquadrata nei video pubblicati sui social giallorossi.
Ieri, invece, è ricomparso negli scatti dell’allenamento. Immagini che lo ritraggono sorridere e abbracciarsi con Daniele, come se la Roma non lo stesse per perdere da un momento all’altro. Nulla di costruito garantiscono da Trigoria.
La scelta di andare via è tutta sulle spalle di Paulo. È lui a dover valutare se guadagnare 25 milioni in tre anni. Oppure, restare nella capitale, guadagnarne 9, puntare al rinnovo (bastano una decina di partite) e giocare in un campionato competitivo che potrebbe restituirgli la convocazione in nazionale. C’è da aggiungere, però, che nessuno nella Roma sta facendo di tutto per trattenerlo. Più si avvicina la fine del mercato più le pressioni per spingerlo in Arabia Saudita diventano pesanti. I dirigenti lo hanno pregato di valutare l’offerta araba senza rispedirla al mittente come ha fatto i primi di agosto.
Dybala aiuta anche il settore marketing della società a chiudere più facilmente accordi commerciali. C’è però il bilancio che viene prima di tutto e i conti dei Friedkin continuano a rimanere sotto la lente d’ingrandimento della Uefa. Ecco perché prima di affondare il colpo per il terzino destro, il difensore centrale, il centrocampista box-to-box e l’esterno sinistro offensivo, si sta aspettando di vendere.
FONTE: Il Messaggero