Fa più male l’espulsione di Ruediger, che salterà l’andata degli ottavi di finale (oggi alle 13 il sorteggio), della sconfitta che mancava all’Olimpico dal 23 agosto 2016, la sciagurata serata contro il Porto nel preliminare di Champions League. La Roma archivia così la partita, resa «finta» dal 4-0 dell’andata e dai 16 cambi rispetto alle formazioni di una settimana fa (10 giocatori diversi su 11 gli spagnoli). Sono i tifosi che restano agitati per il vertice di oggi in Campidoglio riguardo al nuovo stadio.
Anche il tecnico giallorosso Luciano Spalletti vuole dire la sua: «Ci sono cose che non riesco a capire. Credo che nelle ultime ore ci sia stato un dialogo con il Comune. Mi viene difficile pensare che non si riesca a trovare un accordo sullo stadio. A volte viene il dubbio: chi ha interesse a non farlo fare? Ormai è troppo che se ne parla. Le parole di Pallotta? È venuto a investire nel nostro Paese, ci si può aspettare che poi vada via. Solo dopo ci accorgeremo quello che abbiamo perso».
Una mano alla Roma viene da un «addetto ai lavori» che conta parecchio, il presidente dell’Uefa, lo sloveno Aleksandar Ceferin, ieri nella sede della Federcalcio per incontrare il presidente Tavecchio e i membri del Consiglio federale: «Non so se Tor di Valle sia il giusto posto per fare lo stadio e chi ne sia responsabile, ma so che se non si costruisce lo stadio sarà un disastro per la società e per tutto il Paese. Se si pensa alla qualità e alla storia del calcio italiano e si comparano le sue infrastrutture con quelle di Spagna, Germania e Inghilterra si capisce che sono inferiori. Se questa cosa fa male all’Italia, di riflesso, lo fa anche a Fifa e Uefa».
Cosa significa la “catastrofe” paventata mercoledì sera dal presidente James Pallotta? Che è pronto a mollare baracca e burattini? Che i ricavi che non entreranno dallo stadio dovranno essere coperti dalla cessione dei top player? Il presidente della Roma non ha intenzione di smontare tutto, anche in caso di no. Si cercherà un partner, che porti denaro fresco, ma alla Roma non vogliono commentare le ipotesi. Non lo è il corteggiamento sempre più fitto dell’Inter per Manolas. Il difensore greco ha rifiutato un prolungamento da 2,5 milioni netti all’anno, chiedendone almeno 3. L’Inter è pronta anche a salire.