Nel giorno della presentazione di Edoardo Bove, lo stesso giocatore ha fatto riferimento anche alla sua ex squadra:
Esordisce Alessandro Ferrari, direttore generale della Fiorentina… “Siamo alla presentazione dell’ultimo dei giocatori nuovi: è giovanissimo e alle spalle ha una storia in una sola società, la Roma. L’avete già visto in campo e con la Nazionale Under, gli diamo il benvenuto”.
Prima volta che indossa una maglia diversa da quella della Roma. Con che speranze arriva alla Fiorentina? “La Fiorentina sarà un passo molto importante per la mia carriera, ho già avuto modo di vedere le strutture ed è fantastico essere qui. Certe strutture le hanno solo in Premier League, abbiamo tutto il tempo per lavorare e toglierci soddisfazioni. Sono molto contento di essere qui”.
Pronto a recidere il cordone ombelicale con Roma? “Assolutamente, dare tutto per la maglia, l’allenatore e la società è una prerogativa molto importante. Quando dai tutto non hai nulla da recriminare, cerco di farlo ogni volta che scendo in campo. Sono davvero pronto e non vedo l’ora, mi piacciono molto piazza e tifosi: sento un tipo di calore che ci servirà tantissimo, quella passione e pressione positiva che servono a crescere. Giocare dove hai poche pressioni è deleterio, con la voglia giusta cresci anche come persona”.
Mourinho l’ha ribattezzata ‘cane malato’. Il soprannome è limitante? “I soprannomi li lascio dare a tifosi o allenatori (ride, ndr). Ma posso dire quello che penso, che gran parte delle persone ancora non hanno visto tutte le potenzialità che ho e ciò che sento di poter esprimere dentro. Se lo vedi da quel punto di vista può essere limitante, ma grazie a Mourinho ho sviluppato e migliorato delle caratteristiche, come sul lato difensivo. Magari giocavo meno la palla, ma sono consapevole dei miei mezzi e pronto per farlo vedere a tutti. Il mister è stato carino e lo ringrazio”.
Che tipo di compagno può esaltarla? “A me piace giocare sia in un centrocampo a due che a tre. Non ho un compagno ideale con cui giocare, sono abbastanza duttile. Nel calcio moderno tutti devono saper fare tutto, ci sono movimenti e interscambi: la cosa più importante è saper eccellere in entrambe le fasi. Posso svolgere molti ruoli”.
Che step è la Fiorentina? “Negli ultimi anni stanno attuando un percorso di crescita unico in Italia. Ho imparato che coppe e trofei non arrivano subito, ci vuole tempo e la Fiorentina è sicuramente sulla strada giusta. Le finali ci sono, perderle fa male e so cosa significa avendo perso l’Europa League, però sei arrivato in fondo ed è la testimonianza di quanto fatto dalla società. Gestire le varie competizioni è difficile, non è scontata neanche la finale di Coppa Italia. Così facendo magari rischi di perdere qualche punto e non deve essere così: la rosa che abbiamo può competere e secondo me ci toglieremo grandi soddisfazioni”.
Pronto a diventare il centrocampista del futuro della Fiorentina? “Assolutamente, non sarei qui se non fossi pronto. Voglio mettermi in gioco e fare più partite possibili con questa maglia”.
Lei è arrivato con altri centrocampisti nuovi: cosa ruberebbe loro? “Ho avuto la fortuna di giocarci contro e conoscerli. Sono ragazzi incredibili, quella è la prima cosa, il rapporto umano ti aiuta anche in campo. Sono più giovane ma non significa che non ho esperienza: ormai l’età non è così importante. Da giocatori più esperti però impari certe cose che per forza ancora non puoi avere. E tra qualche mese potrò rispondere”.
Come è maturato l’addio alla Roma? Vero che allora ha messo la Fiorentina in cima alla lista? “Il motivo per cui ho scelto la Fiorentina, a parte il progetto, è perché la piazza ha tanta passione, la gente ti spinge e c’è il centro sportivo migliore d’Italia. È il posto perfetto per fare tante partite e crescere. Per quanto riguarda la Roma, è una scelta mia perché mi hanno detto che non avrei avuto lo spazio che a me serve per diventare il giocatore che voglio essere. Ero fuori dal progetto, io voglio essere al centro e protagonista”.
Pronto a inserirsi nella scia della tradizione di romani con la Fiorentina? “Mi fa sorridere sentire che sono giovanissimo… In tutta Europa giocano ragazzi di 16-17 anni e io ancora andavo a scuola. Non sono giovanissimo, sono nell’età in cui devo dimostrare. Qui c’è una grande tradizione di romani, anche perché è vicina. E mi hanno parlato tutti bene di Firenze, ci si vive benissimo. In Italia siamo abituati a determinate cose, come il cibo… Sono davvero contento di essere qui, la scelta della Fiorentina era la migliore che potessi prendere”.
Firenze serve per la Nazionale? “Per me è un obiettivo, vestire la maglia azzurra è un grandissimo onore. So però anche che per farlo devi giocare, nel momento in cui in un posto non mi può essere garantito spazio allora voglio andare dove mi sento importante”.
In mezzo siete in cinque per due posti. Qualche richiesta precisa di Palladino? “Il mister mi ha chiesto applicazione. Sono arrivato due settimane fa e ho bisogno di assimilare certi concetti magari già trasferiti ad altri. Mi ha chiesto di stare più attento possibile e cogliere ciò che lui chiede. Ti direi che gioco dove mi mette il mister! Quasi giocherei anche in porta (sorride, ndr)… Si imparano nuove cose così, capisci come ragionano certi giocatori e puoi usare tutto a tuo favore”.
Che rapporto ha con il gol? “Può essere migliore. È sempre stato un bel rapporto, da quando sono giovane: negli ultimi anni sono un po’ mancati ma i gol stanno tornando. Avremo tante partite, sappiamo di essere tutti giocatori importante e conta essere parte del progetto. Arrivare stanchi a fine stagione non è mai buono”.
FONTE: tuttomercatoweb.com