Lo stadio della Roma si farà. Lo avevamo scritto il 5 ottobre: addio Torri e opere pubbliche. Tutti contenti: la Roma, i grillini, i tifosi, persino il costruttore Parnasi. Unico sconfessato Beppe Grillo che aveva detto «a Tor di Valle mai, lì si affonda». L’annuncio della svolta arriva in serata. Virginia Raggi, reduce da una giornata trascorsa all’ospedale, finalmente sorridente snocciola i dati della sua vittoria personale: «Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo». «E poi il quartiere di Decima in sicurezza, una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido». «Abbiamo evitato il progetto monstre ereditato dalla precedente amministrazione – spiega ancora la Raggi – A Tor di Valle nascerà uno stadio ma moderno, ecocompatibile, all’avanguardia dal punto di vista delle tecnologie ma soprattutto sarà un’opera che rispetterà molto di più l’ambiente e il territorio. E abbiamo previsto una convenzione con i costruttori: avranno priorità le opere di urbanizzazione utili alla città, come la messa in sicurezza dell’area di Decima o il potenziamento della ferrovia Roma-Lido». Quindi, restano in piedi la messa in sicurezza del Fosso del Vallerano, obbligatoria per ottenere l’assenso dell’Autorità di Bacino del Tevere, e l’adeguamento della Via del Mare/via Ostiense. E rimane la nuova stazione di Tor di Valle. Addio finanziamento per metro e ponti. Metri cubi totali: 598 mila. E serve ancora una variante al Piano Regolatore, quindi si torna in Regione. Questa è a sintesi dell’accordo chiuso, fra il sindaco, Virginia Raggi, e la delegazione dei proponenti il progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle, guidata dal direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, e dal costruttore, Luca Parnasi.
Una riunione “benedetta” con una telefonata da oltre Oceano anche dal presidente giallorosso, James Pallotta che commenta: «The next chapter begins», «Comincia un nuovo capitolo. Forza Roma». Per il dg Baldissoni: «A nome del presidente Pallotta e della Roma voglio ringraziare il sindaco, anche perché siamo contenti di vederla qui in perfetta salute. Il progetto era figlio di un’amministrazione precedente, noi abbiamo offerto la nostra disponibilità per rivedere il progetto. Siamo molto orgogliosi di aver raggiunto un accordo che lo migliora con un intervento importante. È un giorno storico non soltanto per la Roma ma anche per la città». Alla fine, quindi, passa la linea di Virginia Raggi che esce vincitrice da una lunghissima querelle e che ha visto rotolare la testa politica dell’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, ma anche quella del vicesindaco, Daniele Frongia, retrocesso ad assessore. Una querelle che vede sconfitto anche Beppe Grillo, autore di una due giorni di dichiarazioni in cui ha detto tutto e il contrario di tutto finendo per essere sconfessato dalla “sua” Sindaca proprio sulla scelta di Tor di Valle, criticata dal comico, secondo il quale «a Tor di Valle lo stadio sarebbe affondato» e quindi bisognava «costruirlo altrove». Allo stesso tempo tornano nell’angolo anche i talebani del “no” e dell’annullamento, a partire da Roberta Lombardi e dai suoi in Aula Giulio Cesare, ma anche gli “attivisti“. Nei prossimi giorni sarà, però, necessario capire bene come l’accordo si potrà perfezionare. La decisione, secondo quel che trapela, passa per la modifica della delibera di Marino in Consiglio comunale e non dovrebbe essere necessaria la convocazione di una nuova conferenza dei servizi. Tuttavia la Roma chiederà la proroga di trenta giorni per definire il nuovo progetto. Di fatto, secondo i primi conteggi, il valore della via del Mare/Ostiense e del Fosso del Vallerano e della Stazione e il totale delle opere pubbliche che generano cubature a compensazione si dimezza, passando dai 195 milioni di euro della delibera Marino ai 92 della Raggi. Ovviamente, cambia anche l’investimento totale del progetto che scende da 1,6 miliardi di euro a 700 milioni di euro.
Quella di ieri è stata una giornata di lunghissima attesa, iniziata quando si è diffusa la notizia del malore del sindaco, Virginia Raggi, subito etichettato dalla rete impietosa come una scusa da liceale per saltare l’incontro clou sul nuovo stadio a Tor di Valle. Prima l’incontro viene confermato ma senza la presenza del Sindaco. Orario, le 16. Poi, slittato alle 17, poi l’ora dopo, e ancora alle 19 ma alla presenza della Raggi, nel frattempo dimessa dal San Filippo Neri. Alle 19 la Raggi entra in Campidoglio, passando per un ingresso secondario. Alle nove di sera, però, sul colle capitolino la delegazione della Roma non si è ancora presentata. A presidiare palazzo Senatorio una consistente pattuglia di giornalistiche, nel pomeriggio, è stata affiancata da un paio di centinaia di tifosi giunti in Comune per “caldeggiare” con sciarpata, cori e striscioni il “sì” al progetto, incuranti degli scrosci di pioggia intermittenti e del vento. La giornata è davvero cruciale dopo due giorni di fuoco mediatico di sbarramento: lato 5 Stelle con la minaccia di annullamento della delibera, di pareri dell’Avvocatura, di Beppe Grillo che in poche ore dice tutto e il contrario di tutto e ancora con il Campidoglio che, “sottobanco“, chiede ai giornalisti di non prestare orecchio alle dichiarazioni del comico genovese «perché le trattative vanno avanti». E con il fuoco di controbatteria della Roma: cause, Tar, maxi risarcimento, o Tor di Valle o morte ma con gli sherpa a sussurrare ai giornalisti di stare calmi «perché l’ accordo è ormai vicino».