Dopo quattro partite e sedici giorni di lavoro, Ivan Juric è già sotto esame. La partita di Monza, che precede la sosta del campionato, rappresenta un bivio importante che può addirittura diventare decisivo per le successive mosse della proprietà: se la squadra confermasse il rendimento mostrato contro Venezia ed Elfsborg, niente si potrebbe escludere. Persino un nuovo esonero, con il ritorno a Trigoria di Daniele De Rossi, quello scaricato «per vincere trofei» (cit. comunicato). E’ uno scenario ancora poco nitido, approssimativo, ma che frulla come una centrifuga nella mente dei Friedkin.
La figuraccia in Svezia ha ricordato per molti versi il crollo di Bodø con Mourinho, non nelle proporzioni del risultato ma per la pessima esibizione collettiva sul campo sintetico di una città scandinava. In un clima di contestazione a oltranza, i dubbi sulla sterzata di qualche settimana fa cominciano a serpeggiare. Anche perché la squadra, sul piano del gioco, assomiglia sempre di più alle peggiori versioni del breve ciclo De Rossi. Di certo non al Verona o al Torino di Juric, che avevano uno stile e un’identità riconoscibili: marcature a uomo a tutto campo, aggressività nella riconquista del pallone, ricerca del duello individuale.
La Roma invece, paradossalmente, ha applicato meglio le direttive del nuovo allenatore nella prima partita, quando il cambio era fresco e le teste dei giocatori sconvolte. Contro l’Udinese, per almeno 70 minuti, si è vista una squadra organizzata, feroce, concentrata. I concetti hanno resistito anche nel primo tempo contro l’Athletic, poi non si è visto più nulla della mano di Juric.
Ed è stato sorprendente ascoltarne le parole a Boras, dopo una sconfitta mortificante per i seicento tifosi infreddoliti in curva: «Ci dispiace per la sconfitta ma ho notato grandi miglioramenti». E’ probabile che Juric stia cercando di portare lo spogliatoio dalla propria parte attraverso una comunicazione soft, dopo averne già accolto l’istanza di limitare gli allenamenti al mattino, ma il messaggio rassicurante emerso dalla Svezia – ribadito da Hermoso ai canali del club – ha creato ulteriori perplessità.
La cosa strana è che tutto sembri da buttare già a inizio ottobre, con la Roma in linea con l’obiettivo dichiarato: la Champions rimane distante due punti. In campionato, anche con un po’ di fortuna contro il Venezia, Juric ha vinto due partite su due. Se dovesse ripetersi a Monza, ripeterebbe il filotto iniziale di De Rossi dello scorso inverno. Eppure questa trasferta è diventata fondamentale anche per il suo futuro. Perché l’Europa League, oltre a essere una vetrina prestigiosa per una società che da anni occupa i primi posti del ranking Uefa, è stata un motivo di vanto e di esaltazione delle ultime stagioni.
Ma con un calendario difficile all’orizzonte, la Roma rischia di restare fuori dagli ottavi di finale. Non sarebbe un risultato accettabile. E a chi pensa che Juric abbia scelto deliberatamente di trascurare la coppa, alla prima esperienza internazionale della carriera, lui ha risposto con le sostituzioni: a Boras ha fatto entrare i titolari, che non potevano giocare dall’inizio per motivi di gestione fisica. La verità è più banale e per certi versi preoccupante: la Roma è nel caos a tutti i livelli. E non ha ancora scoperto la via per uscirne.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida