La Roma passa da una stazione all’altra, senza riuscire a vedere la quindicesima, quella che secondo il moderno rito cattolico rappresenta la resurrezione. Chiediamo anticipatamente scusa se qualcuno dovesse sentirsi offeso per la similitudine, ma la stagione giallorossa sta continuando nel caos più totale, con una proprietà che non dà segni di vita e una gestione tecnica oltre i confini dell’incompetenza.
L’ultima tappa (per ora) l’abbiamo vissuta in Belgio, quarto turno di Europa League, contro una modesta e simpatica squadra belga, espressione di un quartiere di Bruxelles, decima nel suo campionato, capace di mettere pure paura alla squinternata banda di tecnici e giocatori che oggi è la Roma, con un tecnico che continua ostinatamente a imporre le sue idee nonostante il campo le abbia bocciate a ripetizione, con decisioni che lo portano a dire che l’esclusione di Hummels è una scelta tecnica, con dichiarazioni nei post partita che metterebbero in seria difficoltà anche gli psichiatri più prestigiosi.
E una Roma allo sbando che rischia di precipitare ancora di più rispetto a quello che è già precipitata, soprattutto se, come temiamo non sia ancora successo, a Trigoria non ci si renda conto dell’enorme buca in cui ci si è cacciati. Da giorni si è in attesa dello sbarco dei Friedkin, di mister Dan e, di mister Ryan ma, il loro arrivo è previsto oggi: in teoria dovrebbe servire a far sentire la voce del padrone e, possibilmente, a rimettere un pizzico di ordine in una società che è stata svuotata di tutto, ruoli, competenze, conoscenze, intelligenze, programmi, idee. C’è soltanto un direttore sportivo o presunto tale, monsieurs Ghisolfi, che dopo essere stato scarcerato nel momento dell’addio alla dottoressa Souloukou, è comparso al mondo per poi riscomparire nelle sabbie mobili giallorosse.
FONTE: La Repubblica