La verità è che ci tiene da matti a far bene e non solo per uscire da questa situazione assai critica, prendendo per mano la Roma per poi portarla fuori dalle sabbie mobili. No, Artem Dovbyk ci tiene tanto anche per chiudere definitivamente i conti con il passato. Non il suo, ma quello giallorosso, che poi lo coinvolge anche direttamente.
Perché la sfida a distanza con Lukaku per lui è anche la sfida con il passato romanista, con il centravanti della scorsa stagione, l’uomo che – per un po’ – aveva fatto segnare un po’ tutta la tifoseria, convinta che con lui si potesse planare davvero verso l’Olimpo (leggi ritorno in Champions League). Dovbyk per ora con la Roma è a 6 reti in 15 partite, alla media di 0,4, leggermente al di sotto di quella finale di Lukaku nella sua avventura romanista. L’obiettivo adesso è migliorare quei numeri, per finire davanti al belga.
Dovbyk non attraversa però il suo miglior momento della stagione, anzi. Complice un po’ di fatica, ma anche la situazione che vive l’Ucraina nel conflitto con la Russia, che non lo fa stare sereno come invece vorrebbe (spesso Artem pubblica storie che riportano proprio alla guerra).
Dall’inizio della sua avventura giallorossa il centravanti ucraino ha giocato quasi tutte le partite (15 su 16, saltando solo il Torino per febbre), a cui vanno aggiunte le 4 sfide con l’Ucraina.
Un pizzico di stanchezza c’è eccome, insieme ad un ginocchio destro che gli dà fastidio oramai da oltre un mese. Tanto che prima di partire per la nazionale (con cui ha giocato le partite contro Georgia e Albania) ha effettuato una risonanza magnetica di controllo che per fortuna ha scongiurato ogni pericolo. Resta però il fastidio. Tornato a Trigoria, però, si è allenato regolarmente e Ranieri punta forte su di lui per provare a fare il colpo gobbo in quel di Napoli.
Adesso si torna all’antico, con le ali al fianco di Dovbyk, anche se poi a Napoli i due probabili esterni d’attacco (El Shaarawy a sinistra e Soulé a destra) dovranno occuparsi più di coprire che di offendere. Quel che conta è che Dovbyk – comunque vada – si sentirà meno solo di prima. E quando ci sarà di andare in verticale, allora potrà fare molto più male.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese