Per Mourinho era l’unico in grado di portare la luce in mezzo al campo, Ranieri lo ha messo dentro, nella sfida del Maradona, convinto potesse tirar fuori dal suo cilindro uno dei suoi colpi. La visione rimane quindi comune: serve, ora più che mai, la magia tecnica e calcistica di Dybala per far uscire la Roma da queste sabbie mobili, nelle quali sembra continuare a scivolarne dentro gradualmente partita dopo partita.
Ma quella “luce” sembra essersi spenta, figlia di un’estate complessa dal punto di vista emotivo: prima la delusione della mancata partecipazione alla Copa America, poi vinta dall’Argentina, poi le nozze lampo con la sua bella Oriana, infine la telenovela legata al suo possibile trasferimento in Arabia Saudita, poi sfumato quando tutti si attendevano solo le firme sui contratti e gli annunci social. Le difficoltà della squadra non lo hanno aiutato, ingigantendo le sue paure e i suoi silenziosi timori di farsi male.
I muscoli non fanno registrare lesioni al riscontro degli esami strumentali, eppure in molte situazioni li percepisce come fossero composti di un cristallo pregiatissimo, in grado di andare in frantumi non appena uno provasse a stringerli tra le mani in maniera troppo veemente. Ma di paure a Trigoria, e dintorni, ne abbiamo fatto il pieno, ora serve tornare a sorridere, consapevoli delle difficoltà ma anche di un valore tecnico generale che non può essere quello attuale.
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FONTE: Il Romanista – A. Di Carlo