Non cambiare nessuno per cambiare tutto. Claudio Ranieri ha usato gli effetti speciali per comunicare a tutti: queste sono le mie scelte. Astenersi permalosi. Questi che vedete in campo sono i miei undici. Che nessuno si offenda e che nessuno entri.
Novanta minuti per loro, zero per gli altri. La decisione dell’allenatore di non togliere i giocatori scesi in campo dal primo minuto contro il Parma conteneva un messaggio: mi avete chiesto di risolvere i problemi, questo è il mio modo. E questa è la mia Roma. Quando poco più di un mese fa Ranieri si è ritrovato con una squadra isterica, depressa, vicinissima alla zona retrocessione e che infilava figuracce e umiliazioni a ripetizione sapeva di poter prendere due strade: doveva scegliere tra la più facile e la più faticosa. Ha preso la seconda.
Ha fatto scelte coraggiose, dolorose, difficili. Non poteva fare altro: aveva a disposizione tre campioni del mondo, un campione d’Africa, calciatori protagonisti di due finali europee: era tutto troppo brutto per essere vero. Era il momento di decidere, lo ha fatto.
Ha deciso di disinteressarsi dei problemi contrattuali di Dybala, non si è fatto condizionare dalla clausola del rinnovo automatico legata al numero di presenze e dalla possibile cessione che la società, visto l’ingombrante ingaggio. (…)
Ha rilanciato i due esclusi da Juric, gli altri due campioni del mondo: Paredes e Hummels. Parole e maglie da titolari, il massimo della fiducia: «Senza di loro la Roma non ha spina dorsale, la squadra lo sa, si sente più sicura se sono in campo». Il tedesco è sempre bravo a trovare la posizione giusta, non ha neanche più bisogno di essere veloce, Paredes dà geometrie e qualità. Poteva sembrare una scelta facile mettere i tre campioni del mondo al centro della squadra, forse sì, ma non era stato fatto prima. (…)
FONTE: La Repubblica