Como si sperava fosse un’eccezione, un po’ come il secondo tempo della Roma giocato lì secondo Ranieri, invece il divieto per i tifosi residenti a Roma è stato ribadito anche per le trasferte di Bologna e di Udine. (…)
Una decisione sanzionatoria non si sa per cosa, visto che al derby c’è stato un daspo a un tifoso laziale e che l’ordine pubblico ha funzionato. (…) Una decisione anti-costituzionale che vieta alle persone di muoversi, e che misura il basso grado di civiltà del paese e la sua incapacità imbarazzante di affrontare i problemi. Non si danno soluzioni, si vieta. (…)
Non si capisce che nel calcio il tifo è la soluzione, non il problema, non si capisce che un’emozione non si blocca, ma la si deve vivere, e che se c’è un’emozione, un viaggio, un’appartenenza, una condivisione, una comunità (per la Roma va bene pure la parola popolo) (…) tutto questo è il primo e principale antidoto alla violenza.
Forse in questi tempi virtuali, senza sentimento, di trasmissioni tv da vomito, di pochi esempi puri, di social e non di socialità, di post e non di posti è giusta la decisione del Casms. Che queste due decisioni da Grande Fratello o da sistemi totalitari siano state prese proprio il 9 gennaio nel giorno del compleanno del Commando Ultrà Curva Sud non mi pare un caso. Quello era un gruppo che è riuscito a scrivere, facendo così per la prima volta del popolo un poeta, quello che muove tutto questo, quello che c’è dentro ai tifosi, quello che stanno vietando: un Ti Amo. D’altronde chi lo dice più?
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci