L’attesa per il progetto del nuovo stadio a Pietralata e gli echi del naufragio dell’impianto che sarebbe dovuto nascere a Tor di Valle. Sono ore calde a Trigoria. Si pensa allo stadio che poteva essere e a quello che, almeno fino a ora, sarà costruito. Per quest’ultimo c’è una data di apertura, fissata al 2028 dal presidente della Serie A Ezio Simonelli, ma manca ancora il progetto che a quanto pare prima della prossima primavera non sarà pronto.
La speranza per il futuro si scontra con le paure del passato. Perché da ieri è chiaro una volta per tutte il motivo per cui l’avventura immobiliare della vecchia gestione Pallotta si è conclusa con un nulla di fatto: imprenditori, politici e consulenti che avrebbero dovuto portare a termine il sogno di uno stadio a Tor di Valle, hanno anteposto “fini personali” al “beneficio della collettività”. O almeno così è scritto nelle motivazioni della sentenza che ha certificato il naufragio di quel sogno.
Lo si era capito da tempo, con arresti e i processi. Con le condanne del costruttore Luca Parnasi (2 anni), dell’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito (8 anni e 8 mesi), dell’avvocato Camillo Mezzacapo (9 anni), o del consulente della giunta di Virgina Raggi, Luca Lanzalone (3 anni di carcere). Ecco ciò che resta del progetto un tempo conosciuto come Nuovo Stadio della Roma.
FONTE: La Repubblica – M. Juric / A. Ossino