Luciano Spalletti, quando parla di calcio e non insegue i fantasmi della stampa disfattista, ha quasi sempre ragione. E in effetti, paragonato a quello che portò la Roma a dominare in Champions League contro un Lione infinitamente più forte di quello attuale, non aveva torto quando, alla vigilia, aveva detto di «essere peggiorato in tutto». Quella Roma, nel 2007, diede spettacolo e vinse 2-0 con gol di Totti e Amantino Mancini, quella attuale è uscita sconfitta ieri sera 4-2, nella gara di andata degli ottavi di Europa League, scoppiando come un palloncino nel secondo tempo, dopo aver chiuso in vantaggio 2-1 il primo tempo. Segnale di una crisi fisica che l’allenatore continua a rifiutare, a parole, ma che in campo è evidentissima e che viene anche accentuata dalla sua decisione di ricorrere a sostituzioni molto tardive anche di giocatori che da minuti e minuti mostrano la fatica. Tre indizi fanno una prova, si dice nei libri gialli, e quella di Lione è la terza sconfitta consecutiva per la Roma, dopo quelle contro Lazio (Coppa Italia) e Napoli (campionato). Un crollo verticale certificato da 8 gol subiti nelle tre gare, con i 4 di ieri sera che sono il record negativo stagionale. Le rimonte difficili da effettuare, adesso, sono due: serve un 2-0 giovedì prossimo, contro i francesi, per passare il turno; serve un 2-0 il 5 aprile per andare ai supplementari contro la Lazio, oppure una vittoria con tre gol di scarto.
Dopo i tre gol del Barcellona al Psg in otto minuti nulla sembra più impossibile nel calcio, ma questa Roma sembra vittima del nervosismo del suo allenatore e di una campagna acquisti inesistente a gennaio. La rosa resta forte, sicuramente più forte del Lione, ma sembra anche stremata. Spalletti aveva detto alla vigilia: «O si va a mordere forte di là, oppure gli si lascia il pallino e si torna nella nostra metà campo. L’unica cosa da non fare è la via di mezzo, che dà loro troppi vantaggi, vista la velocità di giocatori come Lacazette». L’idea ha funzionato nel primo tempo, quando Salah (contropiede) e Fazio (colpo di testa) avevano rimontato il vantaggio iniziale dei francesi, su schema da calcio di punizione. Ma nella ripresa il gol di Tolisso è arrivato troppo presto e la mossa coraggiosa di Genesio, con Fekir a fare addirittura la quarta punta ha pagato in un finale pirotecnico. In un’intervista all’Equipe, pubblicata ieri ma fatta qualche tempo fa, Spalletti ha chiarito: «A Roma, per tutta una serie di motivi, è imperativo vincere. Non c’è la possibilità di immaginare una crescita graduale, tutto è rapido e accelerato. Quindi è semplice: se non vincerò qualcosa, significa che non avrò fatto meglio dei miei predecessori e quindi andrò a casa». Da segnalare, per chiudere una serata nerissima, gli incidenti prima del match, con lancio di bottiglie e petardi, che hanno costretto la polizia francese all’intervento per evitare contatti ancora più diretti. Un campanello d’allarme anche per la gara di ritorno.