Come ogni blackout che arriva inaspettato, sono bastati 9 giorni di buio per mettere a repentaglio l’intera stagione romanista. Un calo di tensione improvviso che elimina definitivamente ogni bonus duramente conquistato finora dalla truppa guidata da Luciano Spalletti. Tre sconfitte consecutive (la quarta nelle ultime 5 gare) mancavano nel registro di Trigoria dal 2013, anche se questa volta l’importanza della posta in palio rende ancor più critica e affannata la rincorsa verso la rivalsa. Il crollo subito nel secondo tempo a Lione ha risaltato però alcune questioni che ora più che mai sembrano inconfutabili.
STANCHEZZA – Gli ultimi minuti giocati in Francia hanno certificato un generale stato di forma precario della squadra e in particolare dei singoli che finora hanno collezionato un minutaggio superiore alla media. Oltre a Fazio e Nainggolan, il caso fisico di Dzeko può essere riconducibile alla media europea degli attaccanti più utilizzati. Il bosniaco infatti si piazza alle spalle soltanto di Ibrahimovic, Messi e Suarez all’interno della classifica dei bomber che non conoscono turni di riposo. Tralasciando i singoli, un discorso su scala più ampia può essere affrontato anche esaminando le gare stagionali disputate sino a questo momento dai giallorossi. Rispetto alle rivali italiane infatti, la Roma spicca in vetta con 41 partite di fronte alle 39 della Juventus, le 38 di Napoli e Sassuolo, le 35 dell’Inter. Nove incontri in più del Milan, undici in confronto alla Lazio 8 (dati in cui è già stato compreso l’anticipo di campionato di ieri sera tra Juventus e Milan).
MENTALITÀ – Per evitare di concedere alibi alla squadra, «Altrimenti nei prossimi due mesi siamo legittimati a perdere le partite», Spalletti evita ogni discorso riferito alla fatica mettendo in mostra invece l’aspetto psicologico, quello ritenuto fondamentale per superare i normali momenti di difficoltà. Per questo l’allenatore toscano è stato costretto ieri a cimentarsi nuovamente negli ormai consueti confronti nello spogliatoio prima di scendere in campo per l’allenamento. Oltre all’invito di tirare fuori gli attributi e la personalità, il blocco mentale che talvolta pervade molti dei suoi giocatori rimane a prescindere un problema di difficile risoluzione. Cercare di cambiare caratteristiche e caratteri di calciatori già formati appare un’impresa praticamente impossibile.
ROSA – A Trigoria rimane ferma la convinzione che il gruppo messo a disposizione di Spalletti sia completo a livello numerico per affrontare tutte le competizioni. In alcuni momenti decisivi però le risposte arrivate dalle alternative in panchina non hanno permesso al tecnico di permettersi una rotazione più ampia. La sfortuna legata al doppio infortunio di Florenzi ha cambiato le carte in tavola, ma il discorso non può valere per tutti. Mario Rui non ha registrato lo stesso cambio di passo mostrato da Rudiger (entrambi venivano dalla rottura del crociato), la pubalgia ha minato le certezze del curriculum di Vermaelen. Sfiducia e insicurezze arrivate anche da El Shaarawy, Paredes e dal giovane talento inespresso Gerson. Merita un capitolo a parte capitan Totti, a cui non si può chiedere sempre di ricoprire il ruolo di salvatore della patria.
MERCATO – Il francese Grenier, unico acquisto dell’ultima finestra di mercato non ha spostato finora alcun equilibrio. Resta quindi la mancanza generale di azione nel momento topico della stagione, elemento sottolineato da Spalletti anche nel post gara di Lione. Con pochi euro in cassa è difficile addossare la responsabilità al diesse Massara, che avrebbe potuto muovere la rosa soltanto di fronte alla possibilità di una cessione (Paredes o Manolas)
CALENDARIO – L’affollamento degli snodi decisivi si è accavallato con il prevedibile calo di rendimento temuto da Spalletti. Quattro incontri di Europa League, un derby di Coppa Italia e due sfide temibili di campionato contro Inter e Napoli, tutto in un mese. Il programma però, era ben chiaro a tutti da tempo.