Difficile, non tanto per l’avvesario, quanto per il momento. Di quelli che ti va tutto storto: dopo il disastro che in 9 giorni ha messo tutto a rischio, lo sfogo di Pallotta e il «no» di Totti a Spalletti. Nonostante tutto però, la Roma pur soffrendo più del dovuto, torna da Palermo con tre punti importantissimi per classifica e morale (facendo riposare i «big»), che la rimettono al secondo posto e le consentono di pensare al ritorno col Lione di giovedì all’Olimpico. Partita che non si può sbagliare. Difficile dire se sia stata la bordata, poi rientrata, di Pallotta a convincere Spalletti a cambiare o forse l’imminente arrivo del Lione dopo la batosta in Francia. Sta di fatto che la Roma di ieri sera aveva sei giocatori nuovi rispetto a quella di Coppa. Necessità? Aziendalismo? Ragionevolezza? Normale turn-over? Forse di tutto un po’, ma se è vero che la valutazione non si può fare contro una squadra già con un piede in serie B come il Palermo, è altrettanto innegabile che mai come stavolta era importante non sbagliare.
E quei primi venti minuti avevano fatto tremare perché la Roma, anche nel recente passato, era riuscita a perdere, o comunque sbagliare, partite assurde. Un gol incassato dopo cinque minuti con paperona di Szczesny, graziato dalla decisione di Rocchi che si prende una responsabilità decidendo per il fuorigioco palermitano: le moviole poi diranno esattamente il contrario, era tutto regolare… papera compresa. Poi però ci pensa il gol di El Shaarawy (sesto gol stagionale per lui) a far girare la serata romanista sfruttando un grande assist di Grenier: insomma due di quelli che finora avevano visto meno il campo (per il francese è stato di fatto l’esordio perché finora aveva giocato un solo minuto) e che il presidente dagli States aveva sperato Spalletti utilizzasse. Finita? Macché, la ripresa sarà ancora di sofferenza per una squadra a tratti smarrita, che apre andando vicina al raddoppio sempre sul binario franco-egiziano (altra gran palla di Grenier), ma rischiando subito dopo di incassare il pareggio.
In bambola, confusa, precisa poco o nulla, che soffre la pressione dei padroni di casa col dente avvelenato. Diamanti gioca la «prima» partita della stagione e sembra quella della vita, la Roma lo soffre non poco. Si inizia con una parata di Szczesny sull’ex azzurro lanciato a rete, poi ancora lui a fare e disfare sulla fascia sinistra e metter dentro palloni al veleno sui quali la retroguardia giallorossa va più volte in bambola. Ma la Roma tiene e questa è già una notizia perché in un momento così può succedere di tutto. La parola fine sulla gara la mette alla mezz’ora il tocco di fino di Dzeko (entrato al 18′ per Grenier, trai migliori in campo) lanciato a rete da Nainggolan. Anche se il 2-0 arriva dopo che i giallorossi (questa invece non è più una notizia) sbagliano tutto il possibile sotto porta. Per il colosso bosniaco è la trentesima rete stagionale.
Spalletti continua a cambiare, dentro anche De Rossi per un centrocampo muscolare che deve portare a casa i tre punti. Bruno Peres ci mette anche la sua firma segnando a tempo scaduto il suo secondo gol stagionale, fissando il punteggio finale sul 3-0. Per il tecnico toscano massimo risultato con il minimo sforzo nonostante i lunghi minuti di sofferenza. Qualche muso lungo in panchina, a partire da Totti al quale Spalletti chiede di giocare qualche minuto finale: «Meglio di no, ho un po’ di mal di schiena» la risposta del Capitano. Insomma non c’è una bella aria tra i due: non c’è mai stata e forse mai ci sarà. Intanto i «big» hanno riposato e la Roma è tornata al successo dopo tre ko consecutivi. E giovedì c’è una partita che non si deve e non si può sbagliare se i giallorossi vogliono continuare il cammino in Europa: la «remuntada» all’Olimpico contro il Lione, con quel 4-2 che pesa come un macigno sulle gambe ma soprattutto sulla testa dei giallorossi.