Trenta e lode sarà troppo scontato, ma funziona alla grande. Perché Edin Dzeko va guardato (pure) da un’altra prospettiva. Da quella di uno che s’è ritrovato in panchina per mancanza d’ossigeno e non sapeva più come accomodarsi. Strana storia: il 30 e lode nel giorno in cui neppure s’era iscritto alla sessione d’esame, questo bosniaco a cui Luciano Spalletti fa una fatica da matti a rinunciare. Per dire: Dzeko non andava in panchina, in campionato, dalla terza giornata d’andata. Poi c’è stato bisogno e lui ha risposto presente.
NUMERI – Trenta e lode, dopo un orrore sotto porta che lo dimentichi subito a fronte di quel controllo e tocco vincente che vale la ripartenza della Roma, la ruota dell’auto tirata via dal fango, per dirla alla Spalletti. Per dirla con i numeri: Dzeko è il quarto giocatore europeo a raggiungere 30 gol stagionali, dopo Messi, Cavani e Lewandowski. Solo grandi firme all’esame di teoria e pratica dell’area di rigore: Edin promosso, Lione avvisato. «È una vittoria davvero importante – dice –. Non avevamo passato una bella settimana, ora arriviamo alla sfida col Lione con un pieno di ottimismo. Sarà uno snodo fondamentale, la qualificazione ci darebbe una spinta per tutto il resto della stagione».
NUMERI DA GRANDE – Spinta che passa da Dzeko: «Io mi sento importante, ma per la classifica cannonieri ci sono tanti campioni in corsa, mi piace far gol ma ancor di più quando vince la Roma, ed è bello averlo fatto senza aver subito gol». Il suo mestiere, però, è il gol, e il Palermo è la sua vittima preferita in Serie A: quattro gol in tre gare. Ma conta il totale, 20 in campionato, 30 stagionali: siamo a meno quattro da Manfredini, il giallorosso più prolifico di sempre in una sola annata, nel 1960-61. Non solo. Dzeko è a soli sei gol dalla sua annata più prolifica di sempre, nel 2008-09. Per riassumerne i contorni, basta ricordare che prima di questa strana notte Dzeko non segnava da 4 partite: non gli era mai accaduto in questa stagione. È passato anche questo, giusto con un po’ di riposo. «Gli è stato sufficiente sentire l’abbraccio e la fiducia», chiosa Spalletti. Detta così pare facile. L’ha reso facile lui.