Situazione reale: la Roma è seconda in campionato, a meno 8 punti dalla Juventus capolista e a più 2 sul Napoli, terzo in classifica; in Coppa Italia c’è una semifinale, il derby contro la Lazio, da giocare ai primi di aprile per provare a ribaltare lo 0-2 dell’andata; in Europa League bisogna vincere con due gol di scarto giovedì sera per eliminare il Lione dopo il 2-4 rimediato in Francia. Situazione percepita ascoltando le radio e scorrendo i social network, ma non per questo meno reale rispetto alla precedente: Spalletti andrà sicuramente via a fine stagione; Totti ha litigato col tecnico e infatti per quello (e non perché avesse mal di schiena) si è rifiutato di entrare in campo contro il Palermo; il presidente Pallotta pensa solo allo stadio e non alla squadra.
Due realtà parallele, che come le rette non troveranno mai un punto d’incontro: chi vede il bicchiere mezzo pieno, come i dirigenti giallorossi che credono alla doppia rimonta e fanno appelli per riempire l’Olimpico (ieri è toccato all’a.d. Umberto Gandini con un tweet) contro il Lione, e chi lo vede mezzo vuoto, come la maggior parte della tifoseria. È una situazione con cui sta imparando a convivere James Pallotta, che ieri ha compiuto 59 anni ma di auguri ne ha ricevuti pochi: sotto a quelli della società, postati sui profili social, sono infatti apparsi parecchi messaggi di contestazione. Si va dal più classico «tira fuori i soldi» a «pensi prima alla squadra e poi allo stadio» e «sette anni, zero trofei». Pensieri in libertà, che certo non rappresentano un’intera tifoseria.
Ma mai come in questi ultimi tempi si avverte, netto, il distacco tra la Roma e la sua gente. A confermarlo anche i dati sulla vendita dei biglietti: nonostante gli appelli – a partire da quello molto esplicito e duro di Spalletti alla curva Sud – ieri ne erano stati venduti solamente 13 mila per la gara col Lione (recuperato Perotti), di cui mille ai francesi. Per provare a passare il turno, insomma, la squadra giallorossa dovrà fare affidamento solo sulle proprie forze e non potrà contare sull’effetto Olimpico, che ormai non esiste più da quasi due anni.
Nella sua visita romana Pallotta, che giovedì sarà in tribuna, si occuperà di stadio (quello nuovo), ma dovrà provare a sciogliere altri nodi: il più importante è il contratto di Luciano Spalletti, che ormai parla come se si sentisse un ex. I riferimenti, domenica sera dopo la vittoria di Palermo, alle difficoltà sul mercato, alle cessioni che ha dovuto accettare e alla mancata programmazione, sono dei segnali fin troppo chiari. La (complicata) gestione di Totti, in questa vicenda, è solo uno specchietto per le allodole: il capitano, come ha sempre detto, non pretende il posto in squadra ma solo il rispetto che si deve al giocatore più importante della storia della Roma.