Esce Cesc, rientra Gasp. Sembrano acronimi, esclamazioni, imprecazioni, invece sono i soprannomi dei due allenatori che si sono più avvicinati alla Roma nelle ultime settimane. Fabregas è stato fermato dal Como, almeno per il momento, e forse da qualche tentennamento personale: si stanno liberando altre panchine, chissà chi lo chiamerà la prossima settimana. Inter, Milan, ogni sogno è plausibile. Gasperini invece non ha incrociato i sorrisi con l’Atalanta sui programmi futuri e sta per presentare le dimissioni a un anno dalla scadenza del contratto. Vuole ascoltare la Roma.
Non è un mistero che Dan Friedkin lo abbia cercato già in inverno, dopo essere stato stregato dalla squadra che aveva tritato il Bayer Leverkusen nella finale di Europa League del 2024. Colloqui informali, senza vincoli. Nessuno aveva preso impegni su un piano triennale da condividere. Le parti avevano concordato di risentirsi alla fine della stagione. E così è stato, per interesse convergente: se l’uno sia la prima scelta per l’altra e viceversa, a questo punto interessa poco.
Persino Ranieri, che aveva smentito con forza l’ipotesi Gasperini alla fine di marzo, ieri in Campidoglio non ha escluso il ritorno di fiamma. Tutto è spiegabile. Due mesi fa, con la corsa all’Europa e uno scontro diretto ancora da giocare, sarebbe stato inopportuno e indelicato aprire la porta al nuovo allenatore. Adesso però che il campionato è finito e la Roma è stata stoppata sul fronte Fabregas, non c’è più ragione di raccontare “il dieci per cento di bugie che gli ex calciatori diventati allenatori dicono”.
Tutto fatto allora? No. Gasperini deve ancora incontrare la Roma per parlare di soldi e di programmazione. Ci sarà una trattativa, che come tale può anche saltare per questioni economiche o tecniche, per un contratto fino al 2028. E Ghisolfi tiene in ballo altri contatti per non rimanere spiazzato. Di sicuro la garanzia Ranieri, che metterà la firma ideologica sul sodalizio, è un bollino di affidabilità che Gasperini ha apprezzato, vista la stima per l’uomo.
Ma Gian Piero vuole conoscere meglio anche il proprietario, mister Dan, per acquisire nel dettaglio le prospettive nel breve e nel medio termine: gli è stato già spiegato che la Roma deve sistemare i conti e che nelle prossime due sessioni di mercato non potrà alzare il livello degli investimenti sui calciatori. Però non intende separarsi dall’Atalanta, un club nel quale dopo nove anni esercita quasi un potere assoluto nelle valutazioni calcistiche, se non gli verrà promessa la stessa autonomia gestionale. L’organico, ad esempio, andrà ristrutturato per essere adatto ai suoi metodi di lavoro, non semplicemente ritoccato. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida











