Difficile sì, impossibile no. C’è sempre un ritorno, c’è sempre un’altra stagione, scriveva Nick Hornby in Febbre a 90, e in fondo la Roma lo sa. Anche se a volte le grandi notti europee si sono trasformate in lacrime e rimpianto, ci sono state anche situazioni in cui lacrime sì, ma di gioia. «Arrivederci a Roma», si diceva 8 anni fa all’Emirates, quando la squadra di Spalletti perse 1-0 e poi sfiorò l’impresa al ritorno, uscendo solo ai rigori, dopo una partita meravigliosa giocata all’Olimpico con mezza squadra infortunata, tra cui Totti, che passeggiava dolorante per il campo.
IMPRESE – C’è sempre un ritorno e la storia della Roma lo sa: quasi 30 anni fa, era il 1988, a Belgrado la squadra era uscita sconfitta per 4-2 in Coppa Uefa. Morale a pezzi, ma tanta voglia di crederci e di farcela. Voller e Giannini firmarono la rimonta, garantendo la qualificazione agli ottavi di Coppa Uefa. C’era già Totti nel 1995 quando ci fu un’altra qualificazione sovvertita, anche se meno sofferta rispetto al passato (e a domani): ottavi di Coppa Uefa, sconfitta per 2-1 contro il Broendy, al ritorno 3-1 per la Roma (Totti, Balbo e Carboni) e fine dei giochi. Tre gol, come in quella che è considerata la rimonta per eccellenza della storia romanista. E basta una parola: Dundee. Semifinali di Coppa dei campioni, all’andata la Roma perde 2-0, al ritorno, alle ore 15.30, davanti a 68.060 spettatori, una doppietta di Pruzzo e un rigore di Di Bartolomei regalano ai campioni d’Italia una storica finale, da giocare all’Olimpico. Per chi è romanista, il 25 aprile 1984 è una data storica, indimenticabile.
LACRIME – Indimenticabile anche la rimonta fallita nel 1996, ancora oggi portata come esempio delle notti tristi della Roma. La squadra di Mazzone, nei quarti di Coppa Uefa, perde 2-0 a Praga contro lo Slavia, al ritorno all’Olimpico non c’è un posto libero, coreografia con scritto: «Non molleremo mai», squadra che chiude i tempi regolamentari sul 2-0, segna il terzo gol ai supplementari, ma a 7’ dalla fine il gol di Vavra è una doccia gelata. Tifosi in lacrime, giocatori pure, tra cui un ventenne Totti, rimasto in campo a piangere ben oltre il fischio finale. Sono passati 21 anni, ma Francesco se lo ricorda bene. Così come Mazzone, che quella sera festeggiava 59 anni. Tra 4 giorni ne farà 80, chissà che battere il Lione non sia un regalo anche per lui.