L’ex giallorosso, Nicola Zalewski, ha rilasciato un’intervista dove ha parlato della sua avventura a Roma
(…) Quello da trequartista per lei è un ritorno alle origini… “Fino alla Primavera giocavo lì, ma in prima squadra cambia tutto, il ritmo e la fisicità. Negli ultimi tre anni sono stato impiegato da quinto di centrocampo e mi sono trovato molto bene anche lì. So che suona banale, ma gioco dove vuole l’allenatore”.
Tu e Chivu dovete qualcosa a Mou. Ne avete parlato? “No, ma ci sarà occasione”.
Sente che alcune sue abilità nascono dalla strada? “Sì, sicuramente se sono qui adesso è grazie anche a quei momenti lì, vissuti da bambino. E a quel contesto”.
Tra Poli e Trigoria con il traffico sono quasi tre ore fra andata e ritorno. Mangiava e studiava in auto? «Fa parte delle cose che la gente non vede: finita la scuola i miei genitori mi venivano a prendere, pranzavo nel tragitto e poi dopo l’allenamento facevo i compiti. Dalle superiori ho iniziato la scuola a Trigoria e mi sono diplomato».
È vero che suo padre, prima di diventare romanista grazie a lei, era interista? «Sì, a Poli c’erano tanti interisti e quando è arrivato in Italia lo è diventato anche lui».
Krzysztof è fuggito dal comunismo nel 1988, è stato sposato con Ewa da Papa Woytla, ha costruito la famiglia, l’ha accompagnata nella sua crescita e poi, pochi giorni dopo il suo debutto con la Polonia, mentre lei è in ritiro per il derby, muore. A 20 anni come si convive con una tempesta così? «Non è facile, ma papà aveva costruito una famiglia forte e ci ha dato dei grandi valori. Mi sento anche di ringraziare Mourinho, perché mi ha aiutato tanto in quel periodo. E non parlo di calcio».
FONTE: Il Corriere della Sera











