Una settimana può davvero allungare la vita? La Roma, dopo aver sperimentato i benefici della cura inglese, ha cominciato a crederci. Così da stamattina, nel bunker del St George National Park, andrà di nuovo alla ricerca dell’elisir. L’alchimista Gasp avrà certamente chiesto informazioni al giovane collega De Rossi, del quale nutre una profonda stima, che tramite il preparatore Brignardello ebbe dodici mesi fa l’intuizione di portare i giallorossi nella Coverciano dei Tre Leoni per la fase due del ritiro. (…)
A Burton Upon Trent, nelle campagne dello Staffordshire, a circa 18 km da Derby, parola che richiama il peso della partita più sentita entro i confini del GRA, Mancini e compagni potranno ossigenare i muscoli appesantiti dal lavoro degli ultimi giorni. Ieri contro il Lens più di una gamba è sembrata imballata: sono gli effetti (naturali) delle sgroppate del Fulvio Bernardini. D’ora in avanti, la preparazione verrà perfezionata con più tattica che atletismo.
A Burton, dove le temperature sono quasi autunnali (tra i 17 e i 20 gradi al massimo) e i campi di allenamento sono considerati delle eccellenze, verrà tutto più semplice. I manti erbosi lì sono di ultima generazione e non può essere un caso che gli staff tecnici di De Rossi prima e di Ranieri poi, nella passata stagione, abbiano visto ridursi di oltre il 70% i problemi muscolari rispetto all’annata precedente.
(…). Quasi un’ossessione per i Friedkin, che al loro arrivo non si capacitavano del numero elevatissimo di stop in rosa. L’esperienza del St George, in qualche modo, è stata utile per apportare le ultime migliorie anche al centro sportivo dove la Roma si allena, così la prevenzione ha dato i suoi frutti. Nel 2024-25 i calciatori si sono fermati per un totale di 50 match, dai 9 di Saelemaekers alle 7 di Dybala e Cristante, passando per le 5 di Saud e le 4 di Hermoso, Le Fée e Celik.
Prima della cura inglese, il numero degli stop era 126. In rosa c’erano atleti dalla storia clinica complicata come Spinazzola, Renato Sanches e Smalling, e le lunghe assenze di Abraham e Kumbulla hanno pesato nel conteggio, eppure la riduzione dei ko e l’assottigliamento dei tempi di recupero hanno comunque impressionato i medici. Anche perché la tendenza era storica: nel 2022-23 gli infortuni furono addirittura il 37% in più dell’anno dei 126. Secondo l’Assocalciatori, se un atleta disputa più di 55 gare con il suo club ed è anche impegnato in nazionale, rischia di essere indisponibile per almeno 70 giorni. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











