Dicono che esistano due Gasperini: uno inquieto e preoccupato durante il mercato, l’altro pragmatico ed entusiasta nel quotidiano. Gian Piero non mescola mai le cose e quando finisce la sessione di trasferimenti si sente quasi sollevato: da quel momento, per lui conta solo il campo e la costruzione di una squadra (calciatori, staff e dirigenti) inossidabile. Nei primi tre mesi l’ombra delle trattative hanno un po’ agitato le acque del Gasp, senza però mai intaccare la bontà del lavoro sui campi del Fulvio Bernardini.
“Non abbiamo mai faticato così tanto”, hanno assicurato, con la lingua di fuori, i suoi ragazzi. Le doppie sedute hanno forgiato i fisici, le prove tattiche sono diventate dei riti utili a far sedimentare nelle menti concetti, movimenti e schemi.
La Roma, dopo aver sbandato in difesa soprattutto nei test con Aston Villa (4-0) e Neom (2-2), è diventata solida come la pietra trovando un compromesso tra l’aggressività difensiva tipicamente gasperiniana e una saggia prudenza, incassando appena 6 tiri e neppure un gol tra Bologna e Pisa. Alcuni concetti, come le marcature a uomo, sono rimaste dei cardini. Hermoso, “che non doveva neppure venire in ritiro”, si è imposto assieme a Mancini e N’Dicka, Soulé trasformato in attaccante (“prima faceva il quinto”, ha ricordato Gasp) si è rivelato un valore aggiunto come Dybala.
Con Gian Piero la tattica non ingabbia mai il talento. Lo sa bene Wesley, che pure se un po’ appannato è stato comunque sganciato, con ottime risposte. Lui e Ferguson i migliori tra i nuovi, El Aynaoui e Ziolkowski quelli destinati a esplodere dopo la sosta.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











