«Lo stadio sfortunatamente avrà un anno di ritardo». Dopo Roma-Sassuolo, domenica sera, James Pallotta ha fatto i conti con i tempi del nuovo progetto di Tor di Valle e, soprattutto, con l’iter che lo accompagnerà, daccapo, dopo il nuovo accordo siglato con il Campidoglio. C’è da riscrivere la delibera, per sostituire quella di Ignazio Marino, e da approvarla in giunta il prima possibile. La pratica – vista l’assenza della sindaca Raggi – non avverrà entro questa settimana ma dovrà essere spostata alla prossima. Sarà una corsa contro il tempo perché in Regione si aspettano documentazione per il 30 marzo in vista della conferenza dei servizi del 5 aprile, che si chiuderà dando appuntamento a un’altra, pronta a ripartire ex nova. Ieri negli uffici dell’assessorato all’Urbanistica all’Eur ancora un faccia a faccia tra il Comune e i proponenti.
LA TABELLA – Sul tavolo le carte del progetto, schede tecniche e altri elaborati che Palazzo Senatorio ha incassato per buttare giù la delibera che riconosca anche l’interesse pubblico del piano rinnovato. «L’incontro è andato molto bene – ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori – Se riusciremo a stare dentro i tempi della conferenza dei servizi attuale? Certo, dobbiamo». Solo schede tecniche, il nuovo progetto di fatto ancora non c’è. Il resto della documentazione arriverà «via mail» nei prossimi giorni. Ancora il neo assessore: «Ci vuole tutto il tempo per valutare, vedere e approfondire ma direi che siamo nella direzione giusta. Abbiamo chiesto delle piccole integrazioni, però si procede su binari paralleli».
LA CORSA – Le integrazioni riguardano le aree verdi da allegare al dossier del nuovo stadio di Tor di Valle che sarà mondato dei tre grattacieli, sostituti da diciotto palazzine alte sette piani. Un taglio alle cubature di circa il 60%. Il dibattito si sposta adesso dunque sul consiglio comunale: giovedì ci sarà una seduta straordinaria nel corso della quale l’opposizione chiederà conto dei tempi e delle opere pubbliche del nuovo progetto. La maggioranza pentastellata, invece, si troverà a giocare un’altra partita: quella dell’unità. Il dissenso non sarà permesso. Pena: il cartellino giallo. O forse rosso.