L’assist che non t’aspetti. E se poi la partita nel frattempo s’è messa male di suo, sotto 0-3 o giù di lì, non è un problema di Francesco Totti, che di Luciano Spalletti ha detto così: «Io lo terrei, spero che resti. È un grande allenatore, è il futuro della Roma e con lui si può vincere». Tutt’altro che un pensiero banale, in un contesto familiare come può essere quello apparecchiato dall’amico Maurizio Costanzo. È un endorsement, per certi versi sorprendente a ripensare a un anno fa di questi tempi, ai pensieri agitati che l’affaire Totti, in un senso o nell’altro, provoca sempre in Spalletti. Basta una spolverata di qualche settimane per ricordare l’uscita pubblica dell’allenatore che, infastidito per i fischi dell’Olimpico alla squadra – che nel frattempo dominava la partita con il Torino – solo perché il pallone non usciva dal campo non permettendo dunque l’ingresso del capitano, chiosò la serata con il famoso e provocatorio «se smette Totti, vado via anch’io».
LA BATTUTA – L’endorsement pro Spalletti a casa Maurizio Costanzo – nel programma «L’intervista» che andrà in onda domani sera su Canale 5 – ha un peso specifico importante. Per carità, condito pure da qualche faccia un po’ così di Totti, che sa giocare con le espressioni almeno tanto quanto con il pallone. E pazienza se l’amico Costanzo, invece, durante la trasmissione ha preso di mira Spalletti, al punto da far preoccupare a fine trasmissione lo stesso capitano: «Ma non è che ti querela?». Totti si è concesso giusto una battuta. Perché quando l’intervistatore gli ha chiesto della «clausola Spalletti», ovvero dal «firmo solo se resta lui» pronunciato dal tecnico, Totti non ha resistito alla voglia di scherzare: «Ma se tanto poi non mi fa giocare…».
IL SUO FUTURO – Il resto è stato un pieno di lacrime, commozione e una sensazione diffusa, che pure Totti non ha esplicitato mai, che l’attuale si davvero l’ultima stagione da calciatore del capitano giallorosso. Dei suoi dubbi s’è scritto da un pezzo. Ora Totti li ha messi in piazza: «In questi ultimi mesi sto riflettendo tantissimo su quello che intenzione di fare – ha confessato –. Certo, giocare mi diverte. Tra un anno potrei essere nella dirigenza della Roma, oppure ancora in campo. O magari in giro a cercare nuovi campioni, un po’ di esperienza nel mondo del calcio ce l’ho». Ha pure un contratto di sei anni da dirigente, una carica per la verità mai specificata, lasciata volutamente in sospeso. E chissà se mai si tradurrà in qualcosa di concreto, se è vero che per la seconda volta di fila – la prima a Sanremo un mese fa – Totti non ha chiuso alla possibilità, una volta smesso con il calcio, di un futuro lontano dal club. «Il mio gol del cuore è stato quello al Parma che ha fatto vincere lo scudetto alla Roma – ancora lui –. Il rimpianto più grande è quello di non aver vinto la Champions League in giallorosso». E poi un po’ di vita privata: «Con Ilary stiamo pensando al quarto figlio, ce lo ha chiesto Cristian, vuole un altro maschio». E qui è il figlio che fa l’assist al padre: geniale, impossibile per Ilary dire no.