Dall’accesso agli atti negato, a quello sbirciato. Magari solo per qualche minuto. E solo dopo aver lasciato lo smartphone in portineria. Succede se si intraprende il viaggio allo scoperta del segreto di stadio (della Roma), ormai un percorso metafisico all’interno del Comune. Già la prima tappa era surreale. Il parere dell’Avvocatura capitolina perno della virata verso il sì a Tor di Valle da parte del Campidoglio a 5 Stelle, era stato negato al consigliere FdI Andrea De Priamo con una motivazione spassosa. Cioè era stato impossibile accedervi nonostante legge sulla trasparenza (questa sconosciuta!), in quanto documento relativo «ad una questione di natura estremamente riservata» nonché «redatto in unico originale, protocollato ma non scansionato e, pertanto, non inserito nel protocollo web e consegnato a mani in busta chiusa direttamente alla sindaca e del quale l’Avvocatura non è più in possesso».
Ma il secondo step è, se vogliamo, più tendente al dadaismo. Perché De Priamo, ovviamente non soddisfatto, ha scritto direttamente alla sindaca per avere chiarimenti. E ha incassato la risposta del vicesindaco Luca Bergamo con la strategia per uscire dall’impasse: «La modalità più idonea – così Bergamo “per la sindaca” – si ritiene possa essere rinvenuta consentendo la sola visione del documento senza il rilascio di copia e senza la possibilità di riprodurre parti di esso con qualsiasi mezzo». Il tutto mentre l’iter politico va avanti anche in assenza di un progetto reale. Ieri in Aula la maggioranza M5S ha votato compatta (4 consiglieri impossibilitati a parte) l’odg che impegna Raggi e giunta ad assorbire nel nuovo piano la «riduzione di oltre il 50% delle cubature». Primo sostegno politico ad un iter che ricomincia daccapo.