Da un quarto di secolo la Roma non partiva così forte, con un 4-0 all’esordio in campionato. Allora sbriciolò la Fiorentina, ieri ha fatto altrettanto con l’Udinese, quattro reti tutte nel secondo tempo, quando la sua supremazia è stata schiacciante come quella vista nel primo tempo di Oporto. Siamo ad agosto, non può farcela ancora a giocare 90 minuti con questa brillantezza, ma l’importante per la Roma è che quando gioca così metta a frutto la sua splendida produzione offensiva. Ieri le è riuscito, in Portogallo no. In ogni caso, dopo il 4-0 e con le ultime versioni di Perotti, Salah e Dzeko, si può essere ancora più ottimisti per il ritorno del playoff: tolto El Shaarawy, l’attacco romanista è andato a segno al completo.
SENZA RITMO – Sul piano del gioco, la partita ha preso il solco più facile da prevedere, palla alla Roma (71 per cento di possesso al 45’, il 73 per cento al 90’ con la bellezza di 581 passaggi, quasi il triplo dei friulani), contenimento e ripartenza dell’Udinese. Era andata così anche la prima mezz’ora di Oporto, con una differenza sostanziale: la Roma del primo tempo portoghese volava, la Roma del primo tempo romano passeggiava. La prima ragione può essere il balzo del termometro, era fresco in riva all’Atlantico, ieri pomeriggio invece a Roma faceva un caldo terribile e soffocante, che non permetteva di accelerare il ritmo. La seconda, forse più vicina alla verità, era nell’efficiente organizzazione difensiva dell’Udinese che chiudeva gli spazi con cinque difensori, marcava a uomo Paredes col trequartista De Paul e Strootman con Badu, e allargava a sinistra Hallfredsson per bloccare Bruno Peres. Dall’altra parte, non c’era la stessa esigenza perché Emerson Palmieri restava sempre dietro. All’Udinese rimaneva un solo attaccante, Duvan Zapata, ma la sua forza bastava per impedire a Manolas e Vermaelen di giocare a cuor leggero. Salah scattava di continuo, ma non per le sue origini pareva una gazzella fra tanti cammelli che ruminavano la palla. La Roma poteva segnare anche nei primi 45’, ma erano tutte occasioni… stanche.
COL RITMO (E PEROTTI) – La partita è cambiata nella ripresa. La Roma ha alzato la velocità, il ritmo ed Emerson Palmieri che ha abbandonato la comoda posizione del terzino che difende e basta e ha preso ad attaccare con forza. Ora all’Udinese non bastavano più nove uomini in fase difensiva, non bastava il controllo tattico della partita. La Roma stava decollando e Spalletti l’ha aiutata con la mossa giusta: fuori El Shaarawy, che non rispondeva ai suoi richiami, dentro Perotti, sempre a sinistra, sulla stessa fascia di Palmieri che ha servito a Dzeko la prima pallagol. Era il 9’, la Roma ha preso la scena e ha demolito i friulani. Con due rigori, è vero, ma netti. Il primo è nato dalla precoce intesa Bruno Peres-Dzeko, bosniaco abbattuto da Danilo, rigore segnato da Perotti. Che ha fatto il bis dal dischetto quando la corsa di Salah (da lui medesimo imbeccato in contropiede) è stata interrotta da un fallo di Badu.
I COLPI DI SALAH – L’Udinese è franata sul piano psicologico, e questo non è un bel segnale dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dello Spezia. La difesa si è slabbrata, è arrivato anche il gol di Dzeko su assist di Nainggolan e infine quello più meritato di Salah, di nuovo spedito verso la rete da Perotti. Il ritmo si è abbassato di nuovo, ma solo perché non c’era la necessità di infierire. La partita era già finita, anche se Bruno Peres continuava ad attaccare: era al debutto nella Roma, ma ben dentro la manovra.
UN SOLO ITALIANO – Restava un’ultima amara annotazione. Era la prima gara del più importante campionato italiano e in campo c’era un solo italiano, o meglio, un italo- egiziano, Stephan El Shaarawy, peraltro uno dei bersagli di Spalletti che lo ha spesso ripreso fino a sostituirlo. Poi, per fortuna, sono entrati Lodi e Angella. A italiani, l’Udinese al 90’ era sul 2-0.