Non più di sette mesi fa, alla fine di maggio, Gian Piero Gasperini disse no alla chiamata della Juventus – già a caccia di un sostituto di Tudor – perché già accordatosi con la Roma. Una decisione, quella di Gasp, che nell’ambiente bianconero stupì non poco: si pensava che, visto il passato nella Vecchia Signora, la massima ambizione del tecnico di Grugliasco fosse quella di tornare a Torino. Invece Gian Piero, tenendo fede alla parola data a Ranieri e ai Friedkin, si legò ai giallorossi. Il resto è storia recente, con la Roma che viaggia a vele spiegate in zona Champions. Incassato il «no, grazie» di Gasp, la Juve ha prima proseguito con Tudor, salvo poi decidere di esonerarlo in virtù dei risultati negativi: la panchina a quel punto è stata affidata all’unico profilo possibile in quel momento, Luciano Spalletti, reduce dalla deludente esperienza come Ct della Nazionale. Arrivato alla fine di ottobre, il toscano sta cercando di dare continuità a risultati finora troppo altalenanti, cercando di far sbocciare i calciatori arrivati in estate (…), che finora sono apparsi a dir poco opachi.
Ed ecco dunque che, a ridosso di Natale (…), i due tecnici si affrontino come rispettivi ex, non esattamente benvoluti dalle loro precedenti tifoserie: Gasp per aver preferito i giallorossi in estate, Spalletti per la gestione dell’affaire-Totti nel 2017. Il toscano ha vissuto nella Capitale due esperienze intense, la prima (dal 2005 al 2009) capace di portare a Roma due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana, la seconda (dal 2016 al 2017) di realizzare sì il record di punti in Serie A – 87 nel 2016-17 – ma di lasciare rabbia e delusione per il trattamento nei confronti del Dieci. L’approdo all’Inter e, in seguito, quello al Napoli (con tanto di Scudetto vinto e tatuato sul braccio) hanno fatto il resto. Gasperini, dal canto suo, nella Juventus è cresciuto e ha mosso i primi passi da calciatore, per poi tornarvi da tecnico giovanile (…) e osservatore.
Entrambi amano il gioco spettacolare, votato per lo più all’attacco, e i loro numeri lo dimostrano. Ma sono ambedue dei tecnici che non hanno avuto paura di fare la gavetta prima di entrare nel novero dei big: Spalletti a Empoli e a Udine, Gasperini a Crotone e a Genova. Dalla provincia hanno spiccato il volo, e oggi sono i due tecnici più esperti in attività in Serie A: il romanista conta la bellezza di 614 panchine nel massimo campionato, suddivise tra Genoa, Inter, Palermo, Atalanta e Roma; quelle di Spalletti sono 565, con Empoli, Sampdoria, Venezia, Udinese, Roma, Inter, Napoli e (adesso) Juventus. Anno dopo anno e squadra dopo squadra, hanno cercato sempre più di dare un’impronta ben definita al loro gioco, riuscendoci alla perfezione: (…), ma alla fine eccoli a sfidarsi in questa sorta di spareggio-Champions.
Il loro primo incrocio risale al 24 novembre 2007, al Ferraris: il Genoa di Gasperini è una neopromossa, la Roma di Spalletti l’unica rivale dell’Inter schiacciasassi del post-Calciopoli. Quel giorno la spuntano i giallorossi, grazie a un gol di Panucci al 90’. Gian Piero deve attendere l’anno seguente per battere il collega toscano: il 24 settembre 2008, sempre a Marassi, il Grifone di Milito e Motta batte 3-1 la Roma di Totti e De Rossi, dimostrando di essere una squadra validissima. Non a caso, chiuderà la stagione al quinto posto, qualificandosi in Europa League. Gasp ha la meglio anche alla prima giornata del 2009-10, vincendo 3-2 a Genova: per Spalletti è la prima delle due sconfitte che lo porteranno a dimettersi dalla panchina giallorossa. Tra le 5 vittorie di Gasperini vanno citati il 4-1 in Atalanta-Inter dell’11 novembre 2018 (anche Gianluca Mancini a segno quel giorno) e il 3-2 sul Napoli al San Paolo del 4 dicembre 2021. (…)
Essendo due tecnici estremamente sanguigni, che vivono come in trance le partite, non sono mancati i battibecchi a bordocampo, sempre però terminati poco dopo il fischio finale. A 18 anni dal primo confronto, i due colleghi si ritrovano: chissà se allora, nel 2007, avrebbero mai immaginato di affrontarsi in uno Juventus-Roma che vale così tanto. (…)
FONTE: Il Romanista – L. Latini











