Magari sarà stato anche lui quello col musino di Oporto, a cui si riferiva Luciano Spalletti alla vigilia dell’apertura del campionato. E magari non avrà digerito quel cambio, sull’espulsione di Vermaelen, che poi sono cose che succedono e a volte aiutano anche a cementare. Sta di fatto che ieri Perotti è partito dalla panchina, «perché chi viene col musino poi non gioca neanche la prossima», aveva detto proprio Spalletti. E quel musino lì però ha cambiato volto alla partita, regalando la prima vittoria stagionale alla Roma. Non tanto per i due calci di rigore, ovviamente decisivi, ma soprattutto per quel contributo di imprevedibilità e fantasia di cui la Roma era sembrata sprovvista fino al 12’ della ripresa. Esattamente quando è entrato in campo lui, Diego Perotti. «Ma Perotti non è partito dal via perché ha un problemino all’adduttore – dice Spalletti – A Oporto era muscolarmente un po’ intossicato, una situazione al limite».
DEDICA E PORTO – Perotti quei due rigori li ha dedicati ai suoi affetti più cari, a cominciare da Julieta, la dolce metà in tribuna con le mogli degli altri argentini (Paredes, Iturbe e Fazio) ed a cui ha rivolto quei cuori intensi come le sue giocate. «Era importantissimo vincere questa partita per partire bene in campionato e concentrarsi con serenità sulla sfida di ritorno con il Porto – dice a fine gara –. I portoghesi ci dovranno per forza attaccare e noi dovremo approfittare degli spazi che ci lasceranno: non sarà facile, dovremo fare gol, ma avremo i nostri tifosi a supportarci». Ecco, i gol. Ieri ne sono piovuti quattro, ma tutti negli ultimi 25’. Ed a metterci il marchio è stato lui, anche con l’assist per il 4-0 di Salah. «Io qui a Roma sto molto bene, sento la fiducia dei compagni e di tutto l’ambiente – continua l’ argentino – Il mio pensiero è sempre lo stesso, quello di aiutare la squadra. Anche quando si tratta di partire dalla panchina».
NUMERI D’ELITE – Francamente un’esperienza a cui non era più abituato, considerando l’utilizzo che ne aveva fatto Spalletti nelle scorsa stagione. Il bello, però, è che con i due gol e l’assist di ieri Perotti è arrivato a 5 reti e 7 assist nelle 16 gare giocate con i giallorossi, esattamente lo stesso bottino incamerato con la maglia del Genoa, ma in 43 partite totali. Tra l’altro, con quelli di ieri Perotti continua ad avere il 100% di realizzazione dei rigori tirati in Serie A (5 su 5) e l’ultimo a segnarne due da subentrato fu proprio un ex giallorosso, Vincenzo Montella, in un Venezia-Roma 2-2 del 7 aprile 2002. Giocatore diverso da Perotti l’Aeroplanino, ma spesso decisivo proprio come lo è spesso l’argentino. Con lui la Roma trova imprevedibilità, spunto, fantasia. E quell’uno contro uno un po’ ciondolante, con la palla che sembra sempre che la sta per perdere ed invece poi sparisce.
PENSANDO A MARTEDI’ – Ora il Porto. Martedì ci si gioca un pezzo di Champions e Perotti vuole essere lì, in campo, per aiutare la Roma a passare il turno. Finora le sue esperienze nella coppa che conta non sono state felicissime, né nel Siviglia né con la Roma. E adesso, allora, è arrivato il momento di cambiare anche questo altro pezzo di storia. Perotti è lì e martedì giocherà. Niente più panchina, a prescindere da musini o meno. Troppo importante per restare ancora fuori, troppo decisivo per lasciarlo in naftalina. Anche se solo per un po’, anche se per colpa di qualche muscolo pieno di tossine…