Il passaggio di consegne alla fine e arrivato nel modo più inaspettato, tra una sigaretta sempre accesa e gli applausi di una sala della facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre. Chi meglio di Walter Sabatini avrebbe potuto condurre una lezione sul ruolo del direttore sportivo, una carica che da ieri ha cancellato definitivamente dal suo mondo romanista. Il viaggio londinese di Monchi alla corte dei vertici del club giallorosso ha infatti eliminato ogni freno inibitore nelle intenzioni dell’ex dirigente, pronto a cedere il timone del comando sportivo ad una figura professionale, che la Roma per motivi di opportunità, non può ancora ufficializzare. Quindi ci pensa Sabatini: «Per me è una giornata infausta. E’ quasi stato reso ufficiale il nome del prossimo ds della Roma. Non c’è ancora un comunicato, ma è Monchi, un grande professionista. La società ha scelto un uomo straordinario che ha generato grandi plusvalenze. Un aspetto importante considerando che attraverso queste operazioni la proprietà è riuscita ad evitare anche possibili ricapitalizzazioni».
Così vicini nel modo di operare sul mercato, così lontani da una competitività che inevitabilmente si avverte nell’ aria. Impossibile quindi non togliersi qualche sassolino dalle scarpe andando a scavare situazioni del passato per nulla digerite: «Monchi e stato presentato come un autore di grandi gesta, lo confermo e lo sottoscrivo, ma lui viene descritto oggi come un deus ex machina, un uomo infallibile, un Re Mida del calcio. Al contrario io sono stato introdotto da due testate giornalistiche in questo ambiente con la denuncia di una mia squalifica avuta e scontata».
In attesa di registrare la conferma del nuovo arrivo all’interno dei piani dirigenziali del club (difficilmente arriverà prima del termine della stagione) Sabatini mette in guardia il collega Monchi portando l’analisi sulle difficolta riscontrate durante l’avventura nella capitale, evitando riferimenti diretti al rapporto conflittuale con Pallotta, ma concentrando l’obiettivo sull’ aspetto ambientale. I gradi della difesa vengono utilizzati in primis per Luciano Spalletti, bloccato nel limbo delle scelte che lo potrebbero portare via da Roma. Le domande degli studenti arrivano a raffica, molte indirizzate verso la paura di dover salutare in anticipo il tecnico toscano: «Spalletti alla Juventus? Lo posso augurare ai bianconeri – continua Sabatini – ma io spero che lui voglia restare alla Roma. Luciano ha provato, e sta provando, a cambiare la mentalità romanista per renderla vincente. Poi e stato costretto a dire cose impegnative, andando in rotta di collisione con Totti». Un punto su cui l’ex diesse romanista continua a battere: «A Francesco ho visto fare cose non riproducibili, ma ha rappresentato un problema gestirlo nella sua fase declinante. Colpendo Totti in alcune circostanze, ha portato dentro la Roma quell’idea di forgiare una squadra forte, però poi guardate che succede. Mi dispiace che l’allenatore della Roma possa essere vilipeso e denigrato, anche da persone che non potrebbero farlo. E’ stato affrontato come si affronterebbe un uomo sul marciapiede da un principe della comunicazione».
Nel frattempo il vertice di Londra rimane aggrappato alle decisioni di Spalletti, nonostante siano al vaglio soluzioni alternative. In cima alla lista dei desideri di Monchi c’è Sampaoli (legato al Siviglia fino al 2018) preferito a Emery e Pochettino. Sondata superficialmente anche la pista italiana Gasperini