L’arrivo alla Roma di Monchi ha chiuso, molto di più di quanto non abbiano fatto le sue dimissioni, la storia giallorossa di Walter Sabatini. Una (quasi) ufficialità che ha fatto ritrovare la parola all’ex dirigente, intervenuto all’Università di Roma Tre nel corso del dibattito «Sport & lavoro». Sabatini era andato per parlare di plusvalenze, si è ritrovato a fare un excursus di circa due ore, tra gli applausi degli studenti, sulla sua esperienza romanista. Partendo dal suo successore. «È una giornata infausta – ha esordito Sabatini – è quasi stato reso ufficiale il nome del prossimo direttore sportivo, sembrerebbe che abbiano acquisito un professionista di grande levatura: odio aver perso la Roma, che è stata la mia vita».
Se c’era un dirigente in grado di raccogliere la sua eredità, però, questo era proprio lo spagnolo. «Il club ha fatto una scelta straordinaria, Monchi è un uomo che rispetto molto, ha sempre fatto bene nel calcio». Sabatini non risparmia qualche bordata alla piazza. «Quando arrivai sono stato presentato come un dirigente che aveva subito una squalifica, qualcuno mi ha dato del laziale ma io sono un romanista malato: rispetto la Lazio che mi ha fatto lavorare in un momento di difficoltà, ma spero che la Roma possa batterla non 3-0 ma 5-1 o 5-2. Monchi godrà di un vantaggio enorme, la società è riuscita a indirizzare la comunicazione in una certa maniera, presentandolo come un Re Mida. Si troverà con asset da 200 milioni: potrebbe smantellare e ricostruire la squadra ma non credo che lo farà. Le vittorie arriveranno dalla competitività, la Roma è incappata nel ciclo sovrannaturale della Juventus. Arriviamo secondi, ma tante squadre metropolitane importanti vorrebbero arrivarci».
Secondo Sabatini «l’infortunio di Strootman ci ha tolto uno scudetto» mentre «quando ho preso la metà di Nainggolan a 9 milioni mi hanno dato dell’avvinazzato: ora Radja è il più forte centrocampista in Europa». Su Spalletti ha le idee chiare. «Ha portato a Trigoria la mentalità vincente. È un uomo un po’ bizzarro ma lavora dieci ore al giorno, spero che resti perché merita di vincere con la Roma ed è l’unico che può farlo. Totti? Credo che voglia giocare ancora un anno, quando smetterà sarà un guaio grosso per il calcio. Ha rappresentato un problema però gestire un giocatore del genere nella sua fase calante. Mi spiace che Spalletti possa essere vilipeso e denigrato, anche da persone che non possono farlo».